Gli spaghetti ai ricci di mare sono uno dei piatti più noti e apprezzati in Sicilia: pochi e semplici ingredienti che, però, non sono tutti facilissimi da reperire. Proprio il fatto che i ricci siano apprezzati come prelibatezza culinaria, sta portando alla graduale scomparsa dai mari locali. Nei giorni scorsi, a lanciare l’allarme sono stati alcuni ricercatori locali hanno spiegato che il riccio di mare siciliano, che risiede nei fondali e si nutre principalmente di alghe, potrebbe presto estinguersi, qualora non venissero adottate alcune politiche di conservazione.
La proposta: stop alla pesca dei ricci di mare per tre anni
Da quanto riscontrato è partita una proposta di legge, presentata dal gruppo del PD all’Ars e che vede come primo firmatario il deputato Nello Dipasquale, componente della commissione Attività produttive dell’Assemblea regionale siciliana. Il documento richiede la sospensione della pesca del riccio di mare per tre anni al fine di consentire il ripopolamento nei mari regionali.
Il fermo, secondo quanto previsto dal disegno di legge, riguarda la sola pesca anche sportiva e non anche la commercializzazione. Previsto anche che la giunta regionale, entro 60 giorni dall’approvazione della legge, fissi i criteri d’attuazione della pesca, le prescrizioni in caso di prelievo involontario, le sanzioni per le violazioni al divieto e il piano di ripopolamento dei ricci di mare.
“Sono, come tanti, un amante della pesca del riccio di mare – commenta Dipasquale sulle pagine del Giornale di Sicilia – ma credo che tutti noi possiamo rinunciare a pescarli e a gustarli per tre anni così da salvare una specie seriamente a rischio estinzione. Perderli sarebbe un grave danno all’ecosistema, significherebbe eliminare un essere alla base della catena alimentare marittima. Dobbiamo intervenire al più presto”.
Le reazioni
La notizia ha generato una grande eco mediatica, arrivando anche sulle pagine del britannico Guardian, che riporta le dichiarazioni di Gaetano Serio, chef dell’Osteria Lo Bianco di Palermo: “Da un lato capisco la necessità di preservare la specie dei ricci di mare ma, d’altro canto, bloccare per tre anni la pesca dei ricci di mare in Sicilia sarebbe un duro colpo per noi che lavoriamo nel settore della ristorazione. Quando nel mio menù ci sono gli spaghetti ai ricci di mare, serviamo fino a 40 piatti al giorno“.
La testata britannica sottolinea anche che in Sicilia la pesca dei ricci di mare è già vietata. Secondo i ricercatori dell’Università di Palermo, soltanto 12 pescatori possiedono regolare licenza di pesca dei ricci di mare, mentre centinaia continuano a pescarli illegalmente.
Lo studio spiega anche che la sospensione delle attività di pesca per tre almeno tre anni, sarebbe l’unico modo per scongiurare l’estinzione: “Purtroppo le conclusioni di questo studio sono sconfortanti”, ha detto Paola Gianguzza, coordinatrice scientifica. “Nelle aree marine protette della Sicilia non abbiamo trovato ricci di mare né segni di popolazione sana. Se volessimo preservare questa specie, dovremmo sospendere la pesca per almeno tre anni”.
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, i ricci di mare Paracentrotus lividus sono sensibili alle condizioni ambientali e sono stati anche colpiti dalla crisi climatica e dall’inquinamento. In Sicilia, però, è proprio il fatto che siano molto usati in cucina a determinarne la decimazione: “In Sicilia i ricci di mare sono soggetti a un’intensa pesca illegale, a causa del loro valore nutrizionale ed economico”, ha spiegato Marco Toccaceli, del Consiglio per la ricerca e l’economia agricola (Crea).
Il problema della pesca illegale
Angelo Pumilia, chef del wine resort Foresteria Planeta a Menfi, ha chiesto una maggiore consapevolezza sui rischi della pesca illegale: “È un problema serio“. “Pensate che 100 grammi di ricci di mare freschi provenienti dalla Norvegia o dal Giappone possono costare fino a 250 euro al grammo. Un pescatore illegale li vende al ristoratore per soli 7 o 10 euro al etto. Esistono canali per acquistare legalmente i ricci di mare, ma per molti ristoranti sono troppo costosi”.
“Noi che facciamo cucina di qualità e tracciamo ogni ingrediente, acquistiamo i ricci di mare dall’estero perché qui in Sicilia la regolamentazione di questa specie è troppo oscura e incompleta. Serve una presa di coscienza generale, altrimenti rischiamo davvero di dover fare a meno di una delle principali eccellenze culinarie della nostra regione”, ha concluso Pumilia.
Nel frattempo, in California affrontano un problema opposto: lì la popolazione di ricci di mare è esplosa del 10.000% dal 2014, a causa del declino delle popolazioni di lontre marine e stelle marine (due naturali predatori dei ricci).
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