Da: blog Pasticci & Pasticcini di Mimma
Babbaluci a sucari e fimmini a vasari nun ponnu mai saziari
Un antichissimo proverbio palermitano così recita , riferendosi alla passione dei palermitani per le lumache bianche, piccole, quelle che si raccolgono nella restuccia dopo la mietitura, nell'erba arsa
dal sole, vicino ai muretti bianchi accecanti di luce, e la traduzione è:
Mai ci si può saziare di baciare una donna e di mangiare le lumache.
Si sta avvicinando la data fatidica del 15 luglio, data in cui si festeggia Santa Rosalia, Patrona di Palermo , vergine soave e mistica che, con le sue pregheiere, salvò la citta dalla peste.
Fervono i preparativi per il 390° Festino. Ci si prepara per quello che per i palermitani è piu’ di una celebrazione religiosa o soltanto un festeggiamento pagano. E’ un evento che celebra l’essere palermitani, che ci unisce nel grido: “ Viva Palermo e Santa Rosalia”.
La leggenda narra che la “Santuzza”, Rosalia Sinibaldi, di nobile famiglia, figliai del conte di Quisquina, bella piu’ di ogni altra Santa, di una bellezza normanna, algida, bionda, celestiale, rifiutò l’imposizione del padre di andare, in sposa, in quanto si era già consacrata a Dio, nel suo cuore e quindi trascorse la sua vita , da eremita, sul Monte pellegrino, che domina la città di Palermo.
Nel 1624 la città è afflitta dalla peste e la Santa appare in sogno ad un cacciatore indicandogli il punto preciso dove erano i suoi resti.
Le reliquie della Santuzza ritrovate furono portate in processione per tutta la città e salvarono palermo dall’epidemia.
Da allora e per volere del popolo e del Cardinale Giannettino Doria, il Festino venne celebrato ogni anno.
anche con manifestazioni e spettacoli allegorici all'aperto che si svolgono tutt'intorno il carro: uno spettacolo in cui trasuda tutto il folklore e la cultura palermitana, sicuramente da non perdere per chi transita per Palermo in quei giorni !
La festa è una delle più antiche e partecipate del Mediterraneo, celebre per il suo fasto in tutta Europa, raccontata dai grandi viaggiatori del '700 e dell'800.
Una festa che ripercorre il racconto della morte e la rinascita di Palermo attraverso la rievocazione della terribile epidemia di peste del 1624, debellata per intercessione della fanciulla eremita sul Monte Pellegrino, e che le valse eterna riconoscenza da parte della città, che la scelse come patrona, dedicandole "u fistinu", che si celebra dall'10 al 15 Luglio.
Una festa di straordinaria devozione, accompagnata da gioia e speranza, alla quale i palermitani, legati come sono alla loro Patrona (che chiamano affettuosamente Santuzza), non rinuncerebbero mai.
Ogni anno, nella notte tra il 14 e il 15 luglio Palermo si illumina, dalla Cattedrale al Foro Italico, piena di gente, non solo palermitani ma anche stranieri e immigrati che ritornano.
Viene allestito un grande , magnifico carro, ogni anno diverso e decorato sempre con tantissimi fiori sul quale la Santuzza viene portata per le strade del centro storico.
Il festino si conclude al Foro Italico, sul mare, con la tradizionale esplosione dei Fuochi d’artificio per salutare il trionfo della vita sulla peste. Su tutte le pesti.
Luminarie magnifiche addobbano le strade, musica e venditori di cibo da strada in ogni angolo…questa è la parte “pagana" della festa, fatta di quei simboli che il popolo vuole: le luci, gli spettacoli, il cibo.
Tipiche della nostra festa sono:
i babbaluci (le lumache bianche )
U sfinciuni ( pizza condita con cipolle e pomodoro e caciocavallo)
I pullanche (le pannocchie bollite)
U purpu vugghiutu (il polpo bollito)
U scaccio ( misto di semi di zucca salati, arachidi col guscio, ceci tostati)
U muluni (l’anguria fredda)
e dopo questo racconto che , spero , non vi abbia troppo annoiato, vi descrivo la ricetta:
Le lumache (babbaluci) vengono cucinate sia con aglio, prezzemolo e pepe, sia con il picchi pacchi di pomodori e cipolle.
Ingredienti per 4 persone:
– 1 kg. di lumache bianche
– 2 cipolle rosse
– 1 barattolo di polpa di pomodori a pezzi
– 1 cucchiaino di peperoncino macinato
– 3 spicchi d'aglio
– pepe nero
– 1 mazzo di prezzemolo
– olio extra vergine d'oliva
Procedimento:
– lavare ripetutamente le lumache, strofinandole con le mani, sino a togliere tutte le impurità
– mettere le lumache in una pentola e coprirle d'acqua fredda
– mettere la pentola sul fornello piu' piccolo, a fiamma bassissima in modo che loro, infastidite, escano fuori dal guscio
– quando saranno tutte uscite e ormai non attive, alzare il fuoco e portare a bollore
– aggiungere 2 cucchiai colmi di sale e lasciare cuocere per 5 minuti
– scolare e mettere da parte, dividendole in due ciotole
nel frattempo preparare i due condimenti:
PICCHI PACCHI DI POMODORO:
– in una pentola mettere le cipolle affettate, 1\2 bicchiere d'olio d'oliva, 1 cucchiaino di sale e peperoncino
– soffriggere a fuoco bassissimo, con il coperchio sino a che le cipolle saranno appassite
– aggiungere la polpa di pomodoro, aggiustare di sale e peperoncino e lasciare cuocere sino a che il condimento si sia ben "ristretto".
AGLIO, PREZZEMOLO E PEPE:
– in una padella mettere 43 spicchi d'aglio tritati finissimi, 1\2 bicchiere di olio d'oliva, 5 cucchiai di prezzemolo fresco tritato e 1 cucchiaino di pepe nero appena macinato
– fare soffriggere a fuoco bassissimo, mescolando ogni tanto (l'aglio non deve imbiondire)
ASSEMBLAGGIO:
– condire metà di lumache con il picchi pacchi di pomodoro e cipolla e l'altra metà con il soffritto di aglio e prezzemolo
– mescolare bene e servire