Dopo il caso delle ex miniere incubatrici di tumori, nella zona di Caltanissetta, arriva la questione delle miniere utilizzate come discariche, ed è guerra in Commissione Europea.
La segnalazione è partita dall’eurodeputato Ignazio Corrao, in riferimento ai recenti sequestri messi in atto dalle Forze dell’Ordine, nella zona del Nisseno, che riguardava l’uso di vecchie miniere abbandonate, quali discariche per lo smaltimento dei rifiuti. Rifiuti che sono risultati speciali o tossici, come ad esempio gli scarti provenienti dagli ospedali, che necessiterebbero di particolari inceneritori appositi.
Uno scandalo che si va ad aggiungere alle fibre di amianto nelle ex miniere, che raggiungono facilmente i centri abitati con un semplice colpo di vento o una banale pioggerella, dal momento che sono a facile disgregazione.
Secondo evidenze scientifiche, anche i residuati dalla lavorazione del salgemma sarebbero una prova a conferma del fatto che il terreno della provincia di Caltanissetta è da definirsi avvelenato.
«Emana radiazioni» spiega Corrao. È questo il risultato emerso dalle indagini effettuate sul sale, che ieri hanno fatto infuriare anche Bruxelles. L’Unione Europea ha già inviato una richiesta formale all’Arpa di Caltanissetta, in cui si richiede la copia delle ispezioni e dei monitoraggi effettuati nell’area.
Si tratta in particolare degli ex siti minerari del Vallone, disposti tra il comune di San Cataldo e Serradifalco, quelli che secondo un inchiesta dell’Osservatorio epidemiologico regionale, ha portato ad un picco di tumori del mesotelio nel 2012. Dati allarmanti che arrivano a paragonare la provincia di Caltanissetta con aree fortemente industrializzate, come quella di Siracusa, e di Catania.
Era la fine di ottobre quando i Carabinieri del Nucleo operativo ecologico hanno sequestrato le 3 miniere di San Cataldo in cui erano stati nascosti chili e chili di rifiuti tossici. Sul caso ha indagato anche il noto programma televisivo “Striscia la Notizia” e già dalla Procura della città-capoluogo sono partiti i provvedimenti a carico di tre persone, denunciate con l’accusa di disastro ambientale colposo e discarica abusiva.
La Sicilia sta attendendo infatti ancora una bonifica complessiva dei suoi territori, presi a presidio dall’amianto. E dopo i siciliani sono i campani i cittadini maggiormente a rischio per via dell’esposizione da eternit. Non si parla solo di ex miniere dunque, ma anche di quei nuclei abitativi e di quelle opere pubbliche che siano state realizzate prima che il materiale venisse identificato come tossico.
Una bonifica che Palazzo d’Orleans ha già notificato per i prossimi tre anni, e che si spera possa riguardare tutte le persone che abbiano a che fare con l’amianto, sia per ragioni di lavoro che personali; ma non solo chi è in contatto con il composto, bensì anche chi, per motivi famigliari, con l’amianto ci convive comunque.
Autore | Enrica Bartalotta