PALERMO – Totò Riina sta sempre peggio. Il boss, connesso via tv con il tribunale di Milano, appare sdraiato su una barella in condizioni di salute sempre più precarie. Per "Il Giornale" il padrino siciliano "è una larva". Per la precisione, si legge: "Rimane steso per tutta la durata dell'udienza, a gambe larghe, gli stinchi magrissimi che spuntano dai calzoni. Non muove la testa, non muove le gambe né le braccia".
Il processo che si è appena aperto a Milano verte sulle minacce al direttore del carcere milanese, Giacinto Siciliano, risalenti al 2003. Frasi pesanti emerse dalle famose intercettazion in cui il Capo dei Capi parlava durante l'ora d'aria con il detenuto Alberto Lorenzo. Gli avvertimenti erano abbastanza eloquenti: "Minchia il direttore lo ha capito quando gli ho detto 'state attenti a quello che fate'… perché io in queste cose ci vado a fondo e sicuramente la vinco".
Non si è mai capito se fossero gli sfoghi di un ultraottantenne non più lucido, o messaggi deliberatamente lanciati all'esterno, nella consapevolezza di essere intercettato. Riina, 86 anni compiuti a novembre, è stato il capo indiscusso di Cosa Nostra dal 1982 fino al suo arresto, avvenuto il 15 gennaio 1993. Sta scontando l'ergastolo.