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Con il suo sorriso ha affascinato grandi scrittori, da Leonardo Sciascia a Vincenzo Consolo e, ancora oggi, non può che essere avvolto da un’aura di mistero. Il Ritratto d’Ignoto di Antonello da Messina, conosciuto anche come “ritratto d’Ignoto marinaio” è custodito al museo Mandralisca di Cefalù ed è senza dubbio un’opera di pregio. È il “sorriso più misterioso dopo quello della Gioconda“, precisano dalla Fondazione Mandralisca: un uomo giovane, con i capelli scuri e un abbigliamento che ricorda quello marinaresco.

Chi è quel protagonista?

L’attenzione è focalizzata, più che sullo sguardo, sull’espressione della labbra, che sembrano dare un cenno di complice assenso, ana via di mezzo con un ghigno spavaldo, con occhi scuri, piccoli e intensi, ai quali è impossibile sottrarsi. Non sapremo mai, probabilmente, la verità, così come non sapremo di preciso l’identità di questa figura, creata tra il 1465 e il 1476.

Ritratto d'Ignoto - Antonello da Messina
Ritratto d’Ignoto – Antonello da Messina

Una teoria piuttosto accurata lo identifica in Francesco Vitale da Noja, ambasciatore e vescovo di Cefalù. Di certo c’è che appare sicuro di sé, un po’ sarcastico, curatissimo. Antonello da Messina eseguì questo dipinto nel corso di una maturità pittorica. La posa di tre quarti e lo sfondo scuro richiamano i fiamminghi, ma si tratta solo di una parte di una composizione più complessa, perché l’autore ha saputo essere il punto di raccordo di molte delle culture artistiche del Quattrocento.

Il sorriso dell’ignoto marinaio

Attraverso i suoi canali aragonesi è entrato in contatto con la cultura provenzale, per esempio, perché a Napoli era ancora vivo il ricordo della sensibilità angioina. Troviamo così le particolari scritte sui quadri, che sono proprie dell’uso provenzale. Giorgio Vasari annota che Antonello fu il primo in Italia a imparare e a diffondere il segreto della pittura a olio dei fiamminghi. Al di là delle influenze, resta una domanda fondamentale: perché un’espressione così spavalda che sembra provocare chi guarda? Perché il ghigno che riesce a essere così diretto? Una capacità di “parlare” all’osservatore che si trova anche nell’Annunciata, altro capolavoro del pittore.

Nell’ignoto marinaio di Antonello da Messina non si assiste semplicemente alla celebrazione di una figura, ma si vede un uomo che si mostra spavaldo, con tante sfumature emotive. La gamma cromatica è molto ridotta, ma è più che sufficiente. L’ombra fa risaltare gli zigomi e la curva del naso, mentre la luce mette in risalto il sorriso enigmatico. Si tratta, ha scritto Vincenzo Consolo, del sorriso “di uno che molto sa e molto ha visto, sa del presente e intuisce il futuro; di uno che si difende dal dolore della conoscenza e da un moto continuo di pietà. E gli occhi aveva piccoli e puntuti, sotto l’arco nero delle sopracciglia. Due pieghe gli solcavano il viso duro, agli angoli della bocca, come a chiudere e ancora accentuare quel sorriso”. (Consolo, 1976).