Fervono i preparativi per la prima Sagra del Pane e dei Grani Antichi, in programma a Calamonaci (Agrigento) dal 18 al 21 luglio. La manifestazione nasce per valorizzare le tradizioni del territorio e, nello specifico, i prodotti realizzati con farine antiche. Nel corso delle quattro giornate, si alterneranno workshop, momenti musicali, seminari, laboratori, spettacoli con gruppi musicali e momenti dedicati ai bambini.
Al centro di tutto ci saranno i temi della panificazione della panificazione e della coltivazione di grani, che sono tornati in auge in tempi relativamente recenti. Si chiude domenica 21 luglio, con lo spettacolo musicale della band Albanova.
A proposito di Calamonaci
Il nome della cittadina è di chiara origine araba, come tanti altri toponimi siciliani con la stessa radice lessicale (vedi Caltanissetta, Caltabellotta, Calascibetta, Calatabiano, Calatafimi, Caltavuturo, ecc.), tipico di luoghi posti su un’altura a guardare una vallata sottostante. L’attuale nucleo abitativo fu fondato il 6 febbraio 1574 nel territorio del feudo omonimo, situato nella campagna tra i fiumi Verdura e Magazzolo, nel corso di quel ritorno alla terra che caratterizza una parte considerevole della storia economica e sociale siciliana fino agli inizi del XVIII secolo; storia legata alla necessità dei feudatari di tenere i propri feudi popolati da vassalli, che davano diritto d’accesso e di voto nel Parlamento siciliano.
Perciò essi chiedevano alla Corona la “licentia populandi”, che conferiva la facoltà di accogliere nei feudi nuovi abitanti. La fondazione dell’attuale centro urbano risale al 6 febbraio 1574, quando il Presidente del Regno Don Carlo D’Aragona concesse appunto ad Antonino De Termini Ferreri, barone del feudo di Calamonaci, la “Licentia Populandi”, ovverosia la possibilità di costruire un centro di nuova edificazione dentro il feudo; sul territorio del quale, sicuramente, nei secoli passati erano sorti piccoli nuclei abitativi, come dimostrano vari ritrovamenti archeologici in siti diversi da quello attuale.
Dieci anni più tardi, il 9 luglio 1584, viene fondata l’Arcipretura con l’erezione di una chiesa da dedicare a S. Vincenzo Ferreri, che divenne il Santo Patrono del luogo. La scelta del Santo Protettore fu dettata da presunti legami di famiglia che i feudatari fondatori del paese vantavano con il Santo domenicano; scelta che, per conferma, si ripeté nel nuovo centro di Casteltermini, fondato sempre dai Termini Ferreri nel 1629.
Successivamente la baronia di Calamonaci passò alla famiglia De Spuches nel 1598 e ai Montaperto nel 1612, a cui rimase fino all’abolizione dei titoli feudali nel corso degli inizi del XIX secolo. A detta di molti storici ed urbanisti, il disegno del nuovo centro urbano di Calamonaci è stato il primo esempio in Sicilia di sistemazione urbana a scacchiera, con gli assi principali (cardo e decumano) che al giorno d’oggi corrispondono al corso Garibaldi e via Crispi.
Il tessuto urbano si è mantenuto pressoché intatto nel corso degli anni, mentre non si può dire altrettanto del patrimonio edilizio, con la totale perdita di tutto il preesistente patrimonio ecclesiastico e l’assenza di edilizia del tipo signorile. Le uniche vestigia del passato sono l’attuale Chiesa Madre, inaugurata nel 1819 sul luogo di un preesistente edificio di culto, e i bastioni a piano terra dell’antico palazzo baronale, in corrispondenza delle allora stalle e magazzini, adesso di proprietà privata.
Tutto il resto è edilizia di trasformazione e di nuova costruzione, con gli edifici più antichi risalenti per la loro prima costruzione al tardo inizio del XIX secolo. Nei registri di Federico I è menzionato un casale con il nome di Calamonacum che si potrebbe riferire al primo nucleo abitativo della zona.