Salvatore Quasimodo nacque a Modica il 20 agosto del 1901; poeta, premio Nobel per la Letteratura nel ’59, contribuì alla tradizione di testi classici, soprattutto lirici greci, e degli scritti teatrali di Shakespeare e Molière.
Fin dalla sua nascita, il piccolo Salvatore fu costretto a spostarsi frequentemente, a seguito della famiglia, nelle varie stazioni ferroviarie siciliane presso cui il padre ricopriva il ruolo di capostazione; nel 1908, egli iniziò a frequentare, a Gela, la scuola elementare, e nel 1916 a Palermo, si iscrisse all’Istituto Tecnico Matematico-Fisico. Infine, Quasimodo si trasferì a Messina, presso l’Istituto “A. M. Jaci”, dove conseguì il diploma, nel 1919.
Nel 1917, fondò il «Nuovo Giornale Letterario», un mensile, realizzato con la collaborazione del giurista Salvatore Pugliatti e del futuro sindaco di Firenze Giorgio La Pira, sul quale pubblicò le sue prime poesie. Dopo il diploma, Quasimodo si trasferì a Roma, per terminare i suoi studi di ingegneria ma, a causa delle sue precarie condizioni economiche, fu costretto ad abbandonarli. Nel frattempo collaborò ad alcuni periodici e iniziò lo studio del greco e del latino sotto la guida di monsignor Mariano Rampolla del Tindaro, pronipote del Segretario di Stato di Papa Leone XIII.
Nel 1926, il poeta venne assunto dal Ministero dei Lavori Pubblici, e assegnato come geometra al Genio Civile di Reggio Calabria. Nello stesso anno, conobbe i fratelli Enzo Misefari e Bruno Misefari, esponenti del movimento antifascista di Reggio Calabria, e sposò la sua prima moglie, Bice Donetti.
Intorno agli anni Trenta, Quasimodo fu in grado finalmente di potersi dedicare alla letteratura: venne invitato a Firenze dal cognato e scrittore Elio Vittorini, che lo introdusse nel circolo degli artisti del tempo; qui conobbe, tra gli altri, Eugenio Montale e Alessandro Bonsanti, che nella sua pubblicazione “Solaria” presentò tre componimenti del Quasimodo (era il 1930).
Sempre per le Edizioni Solaria, Quasimodo pubblicò i suoi primi componimenti ermetici, raccolti nell’antologia “Acqua e terre” (1930), di cui fa parte una delle sue più celebri liriche “Vento a Tindari”. In questa raccolta, il noto compositore modicano parla della sua terra natìa, e in particolare del sentimento di nostalgia a essa legata per via del trasferimento, a cui si contrappone l’asprezza della sua condizione presente.
Nel 1931, Quasimodo venne trasferito presso il Genio Civile di Imperia e in seguito presso quello di Genova. Qui conobbe Camillo Sbarbaro e le personalità che gravitavano attorno alla rivista “Circoli”, con la quale pubblicò, nel 1932, la sua seconda raccolta “Oboe sommerso”. Il 1936 fu la volta di “Erato e Apollion”; qui, come nella raccolta precedente, l’amore per la sua terra viene sublimato dalla celebrazione della Sicilia come terra del mito, depositaria soprattutto della cultura greca.
Nel 1938 lasciò il Genio Civile per dedicarsi alla letteratura, iniziò a lavorare per Cesare Zavattini, e si dedicò alla collaborazione con “Letteratura”, una rivista vicina all’Ermetismo.
Nel 1938 pubblicò, a Milano, una raccolta antologica intitolata “Poesie”. Nel 1941 venne nominato professore di Letteratura italiana presso il Conservatorio di musica “Giuseppe Verdi”, incarico che mantenne fino alla fine del 1968.
Nel 1942 entrerà nella collezione “Lo specchio” della Arnoldo Mondadori Editore, con l’opera “Ed è subito sera”, un volume che rappresenta un periodo di distensione per Quasimodo, quando, tramite l’uso dell’endecasillabo, la solitudine si mescola ad una certa inquietudine, nata dalla voglia di uscire e di scoprire i mondi nuovi che lo circondano.
Non partecipò attivamente alla Resistenza; in quegli anni si dedicò alla traduzione del Vangelo secondo Giovanni, di alcuni Canti di Catullo e di episodi dell’Odissea.
Nel 1945 si iscrisse al PCI, e l’anno seguente pubblicò la nuova raccolta dal titolo “Con il piede straniero sopra il cuore”, a testimonianza dell’impegno morale e sociale dell’autore che continuerà anche nelle successive raccolte, composte fra il 1949 e il 1958, come “La vita non è sogno”, in cui la sua Sicilia diventa terra di ingiustizia e sofferenza, e “Il falso e il vero verde” dove si sofferma sugli orrori dei campi di concentramento. In “La terra impareggiabile”, la Sicilia diventa di nuovo luogo mitizzato della sua infanzia, ma anche luogo di sofferenza, attraverso il ricordo del grave terremoto di Messina, a cui il poeta assistette, nel 1908. Qui, la Sicilia viene confrontata con la solitudine dell’attuale Milano, con il loro tono epico della poesia civile.
Durante questi anni, il Poeta continuò a dedicarsi con passione all’opera di traduttore sia di autori classici che moderni, e portò avanti la sua attività giornalistica per conto di periodici e quotidiani. Nel 1950, il Poeta ottenne il Premio San Babila, nel 1953 condivise il premio Etna-Taormina con il poeta gallese Dylan Thomas, e nel 1959 gli fu assegnato il Premio Nobel per la letteratura, a cui seguirono le lauree honoris causa dell’Università di Messina, nel 1960, e di Oxford, nel 1967.
Il poeta passò gli ultimi anni della sua vita tra Europa e America, dove tenne una serie di conferenze e letture pubbliche delle sue opere, ormai tradotte in tutto il mondo. Nel 1965, Quasimodo cura la pubblicazione di “Calignarmata”, opera lirica dell’autore Luigi Berti. Al 1966 risale la pubblicazione della sua ultima opera “Dare e avere”, un bilancio, anche sofferto, della propria esperienza poetica e umana. Nel giugno del 1968, in viaggio ad Amalfi, il Poeta venne colpito da un ictus, che lo condusse alla morte in pochi giorni. Il suo corpo è oggi seppellito presso il Cimitero Monumentale di Milano, nella zona del Famedio, accanto ad Alessandro Manzoni.
A Roccalumera, cittadina presso cui si trasferì a pochi mesi dalla nascita, è stato ideato un parco letterario a suo nome, al quale collabora stabilmente Alessandro Quasimodo, attore e regista, figlio del Poeta. Il parco ha anche una sede internazionale presso il prestigioso Istituto Italiano di Cultura di Vienna. A Messina, vi è una galleria culturale dedicata a lui e alla sua famiglia. Presso la mostra permanente, ospitata presso i locali della Provincia, è presente una collezione di immagini del Poeta e dei suoi famigliari, e vi è custodita la preziosa medaglia in oro del Nobel.
Una curiosità: Quasimodo ebbe un cameo nel film “La notte” (1961), di Michelangelo Antonioni.
Autore | Enrica Bartalotta