Salvo Randone, biografia e carriera dell’attore siciliano di teatro e di cinema. Tutto quello che c’è da sapere: come è diventato famoso, dove ha recitato, quando è nato, in che anno è morto.
Salvo Randone
All’anagrafe Salvatore, tutti lo conoscono come Salvo Randone. Nasce a Siracusa il 25 settembre del 1906, muore a Roma il 6 marzo del 1991, all’età di 84 anni. Consegue la maturità classica a Catania, quindi inizia una lunga carriera in teatro. Diventa protagonista di ruoli memorabili come quello di Malvolio nella “Dodicesima notte”.
Il primo approccio al cinema è datato 1943, anno in cui è nel cast di “Sant’Elena, piccola isola” di Renato Simoni. Partecipa poi a “Il bigamo” (1955) di Luciano Emmer e a “Vento del Sud” (1960) di Enzo Provenzale. Acquisisce maggiore notorietà negli anni Sessanta, quando si avvia un sodalizio con Petri, a partire da “L’assassino” (1961), che gli vale nel 1962 un Nastro d’argento come miglior attore non protagonista.
È interprete principale de “I giorni contati” e lavora anche in “La decima vittima” del 1965 e “A ciascuno il suo“, del 1967, film in cui porta sul grande schermo l’oculista cieco creato da Leonardo Sciascia.
In “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (1970), Salvo Randone impersona l’uomo della strada. Lo ritroviamo poi in “La classe operaia va in Paradiso“. Negli anni Sessanta recita in molti film, dando vita a personaggi con toni sempre diversi e incisivi.
Da “Cronaca familiare” di Valerio Zurlini del 1962, a “Le mani sulla città” (1963) di Francesco Rosi (per cui aveva anche interpretato con asciuttezza il presidente della corte di Assise di Viterbo in “Salvatore Giuliano“, 1962), passando da “Anni ruggenti” di Luigi Zampa, ma anche “La parmigiana” (1963) e “Il magnifico cornuto” (1964), entrambi di Antonio Pietrangeli.
Federico Fellini dirige Salvo Randone nel 1969 in “Satyricon“: qui l’attore siciliano tratteggia un Eumolpo diviso tra ironico scetticismo e isteria rancorosa. Un anno prima è apparso in un episodio di Toby Dammit del film collettivo “Histoires extraordinaires” o “Tre passi nel delirio”.
Altri celebri film sono “Danza macabra” (1964) di Antonio Margheriti, “La donna del lago” (1965) di Luigi Bazzoni e Franco Rossellini, fino all’ultimo film interpretato nel 1977, “In nome del Papa Re” di Luigi Magni, in cui l’attore dà corpo all’oscuro potere del “Papa Nero”.
Tv, ultimi anni, stile
Alla fine degli anni Cinquanta, Salvo Randone comincia a lavorare in alcuni sceneggiati televisivi. Rimangono memorabili le interpretazioni de “I promessi sposi” o de “I fratelli Karamazov”. La sua vecchiaia è rattristata dalle ristrettezze economiche e dalle precarie condizioni di salute della moglie, l’attrice Neda Naldi.
L’attore calca ancora i palcoscenici con una maschera i cui tipici tratti, convulsi e amari, assumono una nota di tragica verità. Muore a Roma, il 6 marzo del 1991 e in suo nome nel 1993 è istituito il premio teatrale ‘Salvo Randone’.
Salvo Randone viene ricordato per la sua abilità di caratterizzare le sfaccettature psicologiche e il tormento dei personaggi. Attore di acuta intelligenza, si distingue per la secchezza nei gesti e per il tratto mimico, ma anche per un volto tagliato come maschera antica, segnato da un moderno tratto “pirandelliano”.
Tra i più grandi attori del teatro italiano, ha coniugato asciuttezza e rigore con una ricchezza barocca di un mestiere appreso dai grandi maestri.