Il tribunale di sorveglianza di Padova ha respinto l’appello di Salvo Riina, figlio del boss Totò Riina, che chiedeva la sospensione della proroga di quattro mesi della sorveglianza speciale, Riina junior aveva fatto richiesta per raggiungere Corleone. Nessuna possibilità di incontro, inoltre, con il padre, ormai piantonato a Parma: i due si erano visti nei mesi scorsi dopo 14 anni dal loro ultimo incontro.
Salvo Riina rimarrà a Padova fino a ottobre, dove vive in regime di libertà vigilata, da quando è stato scarcerato per associazione mafiosa. Lavora in una cooperativa sociale ma, secondo i giudici, non avrebbe cessato i propri rapporti con il clan, quindi non può fare ritorno a Corleone.
La sua posizione continua a non convincere la magistratura. Ecco cosa riporta Repubblica-Palermo:
Qualche giorno fa, il presidente del tribunale di sorveglianza di Venezia gli ha chiesto, in udienza: «Perché il suo nome è citato da due mafiosi intercettati a Corleone?». Salvo Riina non si è scomposto. «Ci sono sempre delle persone che millantano il mio nome – ha detto – forse per avere dei vantaggi personali. Ma io vivo lontano da Corleone ormai da 15 anni e sono a Padova, per riprendermi la mia vita». Riina junior chiedeva la revoca della sorveglianza speciale, che gli impone di risiedere a Padova. Ma per la procura di Palermo diretta da Francesco Lo Voi, il rampollo del capo dei capi, che ha già scontato una condanna per associazione mafiosa, resta in una situazione di «persistente pericolosità sociale». In una delle ultime indagini dei carabinieri della Compagnia di Corleone, il nome di “Salvuccio” è invocato da due mafiosi che hanno necessità di risolvere una delicata questione relativa alla gestione di alcuni terreni di proprietà della Diocesi di Monreale.