Presso il territorio di San Vito Lo Capo, vi sono tracce di antiche civiltà risalenti alla Preistoria, ma fu solo nel Trecento che acquistò fama, coerentemente con il culto di San Vito martire.
San Vito Lo Capo si trova sulla costa occidentale della Sicilia, sull’omonimo promontorio. Confina a ovest con il golfo di Macari e a est con la Riserva dello Zingaro. Nata presso il territorio demaniale di Erice, alla fine del Settecento, la sua spiaggia, nel 2011, è stata eletta la migliore d’Italia e l’ottava d’Europa.
Sulle sue coste frastagliate e ricche di cavità, sono state rinvenute numerose testimonianze di civiltà dell’era Paleolitica, Mesolitica e Neolitica; oscura è ancora la presenza di un’antica popolazione presso Conturrana, un costolone di roccia staccatosi dalla montagna probabilmente posteriormente al IV secolo a.C.
Ma la storia di San Vito Lo Capo nasce contestualmente al culto di San Vito, patrono della cittadina. La prima costruzione risale infatti al Trecento e fu la cappella, poi Santuario, dedicata al culto del martire.
Si dice che San Vito arrivò presso la borgata di Conturrana per sfuggire alle ire dell’Imperatore Diocleziano e del padre Ila, che presso Mazara lo aveva fatto imprigionare e torturare insieme al precettore Modesto e alla nutrice Crescenzia. Una volta arrivato qui, San Vito iniziò a predicare il Verbo e venne presto conosciuto, anche fuori dalla Sicilia, per i suoi miracoli e le sue guarigioni.
Ma i tre non vennero inizialmente ben accolti dalla comunità; la leggenda dice infatti che il castigo divino si abbattè sulla piccola cittadina, seppellendola con una frana; nel luogo in cui si trovava la cappelletta, Crescenzia si fermò e lì rimase pietrificata.
Da quel momento, all’antica struttura vennero attribuiti poteri magici e il culto dei tre Santi creebbe, così anche la popolarità delle opere di San Vito, che portarono all’espansione del luogo di culto fino a farlo diventare, nel Quattrocento, una fortezza-alloggio per i molti pellegrini e gli innumerevoli banditi. A difesa del Santuario, vennero infatti edificate sulla costa numerose torri, due delle quali ancora visibili; la terza, torre Roccazzo, eretta su piano Soprano, è stata sostituita da un semaforo militare nel ’35.
San Vito Lo Capo nacque dunque intorno al Santuario, ancora oggi meta di pellegrinaggi e di un culto molto sentito del Santo. Nel Settecento, vennero edificate intorno alla chiesa le prime abitazioni, e così via fino a creare il primo nucleo cittadino.
A pochi chilometri da San Vito, sorge la tonnara di Macari, antica costruzione adibita alla pesca, tramite mattanza, del tonno rosso.
Il 15 giugno i tre Santi vengono festeggiati tramite una suggestiva rappresentazione del loro ‘sbarco’ presso la borgata. Tre persone vengono scelte, ogni anno, per rappresentare i figuranti che verranno trasportati da una barca scortata dalla marineria locale, tramite razzi luminosi, fino alla spiaggia.
Il loro arrivo è accolto da un piccolo spettacolo pirotecnico che dà il via al corteo fin verso il Santuario. Alla presenza delle autorità, civili e militari, dei curiosi e dei devoti, si dà poi inizio alla processione religiosa, con il corteo che accompagna la statua del piccolo San Vito presso le vie del paese, fino a tarda notte.
Sempre a San Vito Lo Capo, si tiene il “Cous Cous Fest”, evento di rievocazione storica e integrazione culturale, volto a celebrare l’antica tradizione eno-gastronomica di un piatto della storia siciliana (soprattutto trapanese). Quest’anno l’evento viene celebrato tra il 23 e il 28 settembre.
In ottobre, la piccola cittadina ospita il “San Vito Climbing Festival” e in maggio è il luogo d’interesse per la tappa finale del “Festival Internazionale degli Aquiloni”.
Autore | Enrica Bartalotta