La città di Palermo è ricca di edifici di pregio. Per rendersene conto, basta semplicemente fare due passi nel centro storico e guardarsi intorno. Arrivati ai Quattro Canti, ci si trova proprio a due passi dalla celebre (e scandalosa!) Fontana della Vergogna, ma anche a un tiro di schioppo dal monastero più ricco della città: Santa Caterina d’Alessandria. L’edificio, insieme alla Chiesa omonima (chiamata anche Chiesa di Santa Caterina delle Donne) è un unicum ricco di fascino. Un tempo ha accolto le fanciulle delle famiglie più importanti, le figlie dei cosiddetti “Gattopardi“. All’interno del complesso si coglie la storia, ma si scoprono anche bellissimi segreti, come una delle viste dall’alto della città più belle e una dolcissima pasticceria “segreta”. Se volete saperne di più, proseguite nella lettura: vi sveleremo tutto.
Sorse dopo il 1311 per volontà testamentaria di B. Mastrangelo. Nel 1532, a causa dell’accrescersi del numero delle religiose, venne acquistata dal monastero la chiesa di San Matteo, al fine di ingrandire l’edificio. Subì diversi danneggiamenti sia durante i moti del 1848 e del 1860, che durante i bombardamenti del 1943. Le ultime religiose hanno lasciato il monastero nel 2014 e oggi è aperto al pubblico e gestito dalla curia. Intorno al XVI secolo divenne uno dei monasteri più importanti del territorio palermitano, il più ricco del capoluogo. Il fasto e la grandezza della chiesa esterna rappresentavano la potenza del Papato e, nello specifico complesso di Santa Caterina, anche la nobiltà, il censo, il rango, il blasone delle monache e il luogo in cui sorge.
Tutte le chiese annesse ai monasteri presentavano la chiesa interna molto più semplice e confinante, attraverso il presbiterio, con la chiesa esterna, secondo le regole della Controriforma. Dietro di esso vi è la Chiesa interna o grande Coro, dove le monache andavano a pregare, non viste, e assistevano alle funzioni della Chiesa esterna attraverso le grandi finestre che si affacciano proprio sull’altare. All’interno del monastero resistono le strutture della casa dell’ammiraglio Giorgio d’Antiochia, oggi Sala Capitolare.
Il ruolo religioso e caritatevole del gruppo monacale di Santa Caterina è ben noto ai palermitani, soprattutto ai più anziani, che continuano a mantenere vivo il ricordo dei sapori dei dolci tipici siciliani, che le suore usavano produrre nei giorni di festa. Nonostante l’abbandono del personale religioso, è mantenuta viva la secolare tradizione della preparazione delle specialità seguendo rigorosamente le ricette tramandate da generazioni di monache pasticcere. La pasticceria ha il nome “I segreti del Chiostro”. A proposito del chiostro, questo è una elegante struttura, crocevia di tutti gli ambienti del monastero. Ha portici con 10 luci o campate per ogni lato, trasformati in luminose verande. Le logge hanno funzione di disimpegno e area ricreativa individuale per le celle di ogni singola religiosa. Al centro del cortile alberato c’è una graziosa fontana con elevazione formata da vasche a conchiglia. Sul piedistallo centrale c’è una statua raffigurante San Domenico, opera realizzata da Ignazio Marabitti.
Il 19 ottobre del 2019 la trasmissione Ulisse – Il piacere della Scoperta ha dedicato un approfondimento al Monastero di Santa Caterina Palermo. Ecco il video.