Sant’Angelo Muxaro è un comune arberesco della provincia di Agrigento. Posto sulla riva sinistra del fiume Platani, è situato nella regione agraria 3, insieme a Cianciana, Raffadali e San Biagio Platani.
Le origini di Sant’Angelo Muxaro sono ancora piuttosto sconosciute. Di certo si sa che sia nato da un villaggio sicano dell’Età del Ferro, nel XIII secolo a.C., e che per la sua posizione sopraelevata, e dalla quantità e dal tipo di reperti storici rinvenuti, sia stato un centro particolarmente sviluppato e florido anche durante l’Età del Bronzo. Note sono soprattutto le innumerevoli grotte scavate ai piedi del colle omonimo su cui sorge, prima fra tutte ‘la Grotta del Principe’, formata da due grandi stanze circolari, è nota anche come ‘Grotta Sant’Angelo’ in quanto si presume che qui, l’omonimo Santo si fermò dopo averla esorcizzata, scegliendola come luogo del suo eremitaggio.
La grotta è stata istituita nel 2000 Riserva Naturale Integrale. Oggi gestita dalla Regione Siciliana e da Legambiente, è il paradiso di appassionati speleologi: 21 ettari di rocce gessose che si estendono ai piedi del colle che ha dato il nome alla città. La grotta, di poco più di 1 chilometro di profondità, riveste un’importanza notevole anche per la valle in cui si trova e per la sua orografia; sotto la protezione ambientale non finisce infatti solo l’ipogeo, e il corrispondente inghiottitoio, ma anche parte del bacino idrografico adiacente.
La cittadina sorge nella nota Valle dei Platani; luogo conosciuto sin dall’Antichità, per essere particolarmente produttivo. Questa zona era destinata in particolar modo, e quasi esclusivamente, alla monocoltura del frumento, già in Età Romana; il porto di Girgenti fungeva, in questo senso, da importante raccordo per il trasporto del grano nell’entroterra, soprattutto in Età Normanna. Lo stesso Idrisi tenne a sottolineare quanto questa zona fosse florida e ricca, non soltanto dal punto di vista cerealicolo, facendo supporre dunque che in Età Islamica fosse anche un centro di agricoltura specializzata, legata ad esempio alla coltura della vite. Particolare importanza, nella Valle dei Platani, è sempre stata data anche all’allevamento; mentre la zona immediatamente prossima all’omonimo fiume, veniva dedicata al frumento (o all’orzo), a ortaggi di vario genere e alla vite, la zona più elevata, veniva infatti dedicata ad uso e consumo del bestiame, soprattutto le colline gessose circostanti.
Il centro è infatti di origine araba (veniva denominato Mu-Assar); si può presumere che sorse a seguito della sua importanza quale centro agricolo industrioso, attorno a un castello oggi non più esistente. Dopo la dominazione araba, il centro passò in mano ai Chiaramonte, e nel Trecento sotto Raimondo da Moncada che ne confiscò le terre. Per via della sua rilevanza e importanza cruciale a livello commerciale, il borgo era piuttosto indipendente anche a livello giurisdizionale: gli vennero concessi infatti diversi privilegi, tra cui la piena libertà di esercitare atti di giustizia, civile e criminale. Durante la seconda metà del Quattrocento, Sant'Angelo Muxaro passa alla famiglia De Marinis, che costruì il centro abitato così come lo conosciamo oggi.
Fu allora infatti, che il borgo conobbe la migrazione delle genti di Albania, che ne caratterizzarono le origini. Nel XVII secolo, la baronia di Sant’Angelo passa ai Principi di Castelvetrano, D'Aragona e Tagliavia e infine nelle mani dei Pignatelli, Duchi di Monteleone, che se la tennero stretta fino all’abolizione del Feudalesimo, nel 1812.
In gennaio, Sant’Angelo Muxaro ospita la Sagra della Ricotta, mentre tipica è la Festa di San Giuseppe del 19 marzo, definita anche dei ‘cannistri’: monumentali ceste fatte a mano, recanti fiori, frutta e ortaggi, in onore del Santo; probabile residuato dei culti pagani o delle origini arabe del borgo. La preparazione dei cannistri, viene associata alle tradizionali celebrazioni degli ‘altari’. Prima della classica processione per le vie del paese, vengono infatti scelti tra la folla gli ‘mmitati’, ovvero le tre persone più bisognose che verranno invitate alla tavola: un altare imbandito con ogni genere alimentare, salato e dolce, tra cui anche la famosa ‘pignolata’.