Brioche dietetiche, bevande naturali ma anche tessuti e fertilizzanti per i terreni fatti con gli scarti delle arance. Le nuove tecnologie sono riuscite a rendere utilizzabile il residuo della spremitura degli agrumi, il cosiddetto pastazzo, un insieme di semi bucce e polpa che da rifiuto è diventato una grande risorsa economica per il comparto.
Tutto questo grazie alla ricerca che l'Università di Catania sta portando avanti con i fondi stanziati nella legge di stabilità 2014. Con l'approvazione dell'emendamento al dl "Fare" del senatore siciliano Giuseppe Compagnone, del gruppo Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, il pastazzo è stato tolto dalla disciplina dei rifiuti.
E così il pastazzo di agrumi da problema e rilevante costo economico è diventato una grande risorsa; secondo Compagnone, si tratta di un esempio pratico di come l'economia circolare, basandosi sul concetto di riutilizzo dei prodotti, possa portare sempre più risparmi in un'ottica di energia pulita. Ogni anno l'industria agrumicola produce oltre 700 mila tonnellate di scarti, 340 mila solo in Sicilia. Lo smaltimento del pastazzo come rifiuto costa alla filiera 30 euro a tonnellata, che ricadono sui produttori. Un'assurdità, visto che è un sottoprodotto che si può utilizzare.
"Le ricerche che stiamo portando avanti – ha spiegato Salvatore Barbagallo, coordinatore del progetto – coinvolgono diverse industrie alimentari e di produzione di bibite e una società che dal pastazzo ha ricavato addirittura una fibra tessile. Dalla buccia alla polpa, insomma, i nostri ricercatori stanno lavorando per creare nuovi prodotti dalle fibre delle arance".
Secondo il ricercatore prodotti da forno light, bibite, ammendanti sono solo i primi risultati di un lavoro enorme che si spera possa essere recepito per la definizione di una normativa che, nel rispetto della tutela ambientale, possa dare un concreto sostegno economico alle industrie di trasformazione di agrumi e quindi all'intero comparto dell'agrumicoltura siciliana.