La potenza dell'Etna scolpisce l’immensa potenza del Maestrale, disegnandola. Per conoscere la Sicilia sempre più in profondità, anche scavando nel suo cielo dallo spazio. C’è una foto storica satellitare trasparentissima della NASA, sulla vistosa emissione di cenere dall’Etna che determinò la chiusura dell’aeroporto di Catania. L’immagine segnala nettamente la direzione del Maestrale col pennacchio, vistoso, immenso, allungato al largo del Mare Ionio meridionale. La lieve piega del pennacchio verso sud, al largo della Sicilia sud orientale fra Augusta e Siracusa, svela la leggera rotazione del vento che trasla e allarga il pennacchio. Il tutto è uno spettacolo carico di infiniti significati inchiodati, in un sol colpo, dall’indovinato incontro della natura atmosferica e dalla natura geologico-vulcanica, in pieno centro geografico del Mediterraneo. Ci vorrebbe un articolo d’approfondimento per ogni singolo significato offerto dalla manifestazione naturale in foto. L’Etna + la potenza del vento di Maestrale fanno della Sicilia un unicum che offre al mondo un momento di spettacolare interazione naturale fra cielo, terra, mare.
E questa è solo una porzione del grande scenario dei venti occidentali atlantici di Maestrale e Ponente, lo scenario "più atlantico" che scorre sul Mediterraneo con una percentuale di frequenza importante per la vita meteorologica del Mediterraneo. La componente complessiva dall’Atlantico, occidentale atlantica, settentrionale atlantica, è predominante. La prova è data dal responso delle stazioni meteorologiche rappresentative della gran parte dell’Italia mediterranea che conferma la prevalenza dei venti da ovest e nord-ovest. La prova pratica, locale, immediata, semplice, la si coglie a vista dalla lancetta fumosa più assidua dell’Etna, a direzione ovest → est verso il Mare Ionio.
È lo scenario grande per frequenza, grande per estensione, grande per intensità e potenza dei venti, grande per le energie che sviluppa. Esso detta la dinamica e la sequenza degli avvenimenti meteorologici, già impostati nell’Oceano Atlantico con le perturbazioni ben delineate e tracciate. E ci fermiamo qua, negli anelli della catena meteorologica, che continua per tutto il pianeta, per non disperderci. “Ancoriamo” il sistema meteorologico mediterraneo, solo per spiegarlo. Per comodità divulgativa, “ancoriamo” il capo della catena del sistema nell’altra sponda dell’Oceano Atlantico, volgendo l’osservazione alle coste dell’America del Nord, al Golfo del Messico e su per gli Stati Uniti e Canada. Una sola parola che ne fotografi l’essenza è “movimento”: movimento per il moto dei venti fortissimi, per il moto del mare, delle correnti e delle onde altissime, per il moto degli uragani, per il moto delle perturbazioni, inesorabili, incessanti. Provate a cogliere, da immagini satellitari l’Oceano Atlantico dagli Stati Uniti e Canada all’Europa senza perturbazioni. Difficile. Ed è nell’Oceano Atlantico a “monte” del divenire meteorologico (per noi del Mediterraneo) che si coglie traccia degli avvenimenti che seguiranno, all’impatto delle perturbazioni atlantiche con l’Europa occidentale, con l’Europa Mediterranea, col Mar Mediterraneo, stretto fra il continente Euroasiatico e l’Africa Sahariana. All’interfaccia con la geografia fra Mare Mediterraneo e Africa (da cui l’origine di Scirocco e Libeccio) il moto delle perturbazioni del grande scenario atlantico occidentale si intreccia ad incastro, serrato, nello spazio e nel tempo, con gli scenari appunto di Scirocco e di Libeccio. Quest’ultimi precedono, annunciando nel Mediterraneo, lo scenario atlantico occidentale. L’insieme è dinamico, fluido, in continuo divenire, cangiante.
Nelle aree orientali ioniche fino alle terminali sud-orientali della Sicilia, questi venti arrivano appena rallentati, smorzati dall’attrito orografico interno, e per lontananza dalle regioni più direttamente investite dal Maestrale e dal Ponente. Una per tutte, la Sardegna, che si trova più a “monte” al Maestrale. Alcune sfumature fra Sardegna e Sicilia, meglio ancora, fra Sardegna e Sicilia orientale. Si evidenzia il più forte impatto del Maestrale in Sardegna, che lo incontra diretto e frontale perché posizionata lungo la “pista” preferenziale del Maestrale, che è pista geografica, geomorfologica, vasta e d’abitudine. Ma per capirci, il vento resta abitualmente forte e frequente anche in Sicilia e basso Mediterraneo. Il Maestrale si smorza in generale nelle aree orientali di Basilicata, Calabria, Sicilia, specie nelle più riparate, sotto le alture della Sila, Aspromonte, Peloritani, Etna, Iblei. Il vento, pur forte, è spesso inferiore a quello che viene segnalato sul versante palermitano, trapanese e messinese del Mar Tirreno. Da avvenimenti reali, così come si svolgono, uno scenario di Maestrale possente manifesta venti di punta intorno i 100 km/h all’isola di Ustica, in aperto Mar Tirreno.
Profilo breve
GIUSEPPE CUGNO – Geologo specialista Ambiente e Territorio, Clima e Meteorologia, docente universitario a contratto, scrittore.
E’ andato dove lo ha portato la passione. Risultati: la ricerca ideata sul modello “Scenario meteorologico” raccolta nel libro Scenari Meteorologici Ambientali Mediterranei che gli è valso in Italia il Premio speciale Carver 2014 per la saggistica; l’impegno totale (una storia) per Cava Grande del Cassibile, studiata, pubblicata (Cava Grande del Cassibile – L’ambiente fisico del Canyon), divulgata e fatta conoscere al mondo e dopo difesa strenuamente da discariche (di Stallaini); il successo nella tutela e salvataggio, dall’inquinamento discarica, di sorgenti d’acqua ad uso potabile di migliaia di cittadini (Canicattini Bagni) nei Monti Iblei.
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