Molte delle parole siciliane che usiamo ogni giorno e che ci appaiono quasi scontate, racchiudono in realtà una storia ricchissima e interessante. Si fa presto, ad esempio, a dire schittu, un aggettivo molto comune, ma quanti si sono mai chiesti da dove proviene? Per tutti i curiosi e anche per quelli che amano conoscere la Sicilia, ecco un bell’approfondimento. Lo spunto per approfondire la conoscenza di schettu e schittu ci è stato dato da un post di Cademia Siciliana (lo trovate qui). La parola schettu viene utilizzata per indicare i single, cioè quelle persone che non hanno un legame sentimentale o non sono né sposate né fidanzate. Stando a quanto ci spiega Cademia Siciliana, la parola proviene dal gotico 𐍃𐌻𐌰𐌹𐌷𐍄𐍃 (slaíhts, con aí che si pronuncia come una E aperta), che ha il significato di “piano”, “liscio” o “semplice”.
Questa parola si trova per la prima volta in un testo siciliano intorno al 1400, ma gli Ostrogoti sono stati in Sicilia ufficialmente dal 491 al 535. Questo significa che, qualora l’avessero portata proprio loro in Sicilia, prima deve essere entrata a far parte nel latino parlato in Sicilia, poi deve essere stata ereditata dal siciliano. Dunque, prima di essere messa per iscritto, è sopravvissuta nella lingua parlata per un lasso di tempo di circa 900 anni. La stessa parola gotica può aver dato origine anche all’aggettivo “schittu”, usato principalmente per indicare cibo non condito. Se questo aggettivo vi suona familiare, è perché avete sentito parlare del pani câ meusa schittu o maritatu, cioè della focaccina con la milza con o senza formaggio. Il nostro approfondimento non finisce qui: c’è qualcosa in più che vogliamo dirvi.
Anche in napoletano esiste la parola schittu ma è attestata come avverbio, nel significato di “soltanto”, “solamente”. La stessa voce, invece, diventa un aggettivo o un sostantivo nel salentino (schiettu), nel calabrese e, come abbiamo visto, nel siciliano. Come aggettivo o sostantivo, il significato più diffuso è quello dello schettu siciliano, cioè scapolo/celibe.
Fonti: Cademia Siciliana e Raffaele Bracale – Foto: Popo le Chien