Ma Scicli ha origine antichissime che risalgono fino all’Eneolitico, come dimostrano i ritrovamenti della Grotta Maggiore. Sul suo territorio vi sono anche testimonianze del periodo tardo bizantino (VII secolo d.C.) con l’insediamento sito in località Castellaccio; e rupestre bizantino (VIII secolo d.C.) e medievale (X-XI secolo d.C.), rinvenuto in località Chiafura.
Ulteriori ritrovamenti archeologici presso la foce del fiume Irminio, fanno riferimento alla presenza greca nella zona; altre tracce testimoniano anche la presenza dei cartaginesi. Sotto il dominio romano, Scicli divenne città "decumana"; dopo la caduta dell'Impero passò ai Bizantini, e subì, come molte altre città, le incursioni dei Barbari.
Le origini del nome, e dunque della città, dovrebbero risalire al periodo siculo. Secondo alcuni studiosi infatti, Scicli deriva da Šiclis, uno degli appellativi utilizzati per indicare i Siculi. Non è ancora chiaro se Scicli discenda da Casmene, seconda colonia siracusana fondata nel 645 a.C.; la topografia farebbe credere di no. Quel che è certo, è che Scicli abbia conosciuto un periodo di notevole sviluppo sotto gli Arabi, e che sia diventata città demaniale sotto i normanni, che la liberarono definitivamente con la Battaglia di Piana dei Milici del 1091. Fu in corrispondenza di quest’ultima battaglia che nacque il culto della Madonna delle Milizie; si dice infatti che i Cristiani vinsero per intercessione della Vergine Maria, che accorse su un bianco cavallo in difesa di Scicli: la leggenda è anche parzialmente confermata dagli scritti che costituivano i Codici Sciclitani.
Il destino di Scicli come città demaniale, proseguì anche durante il dominio degli Hohenstaufen. Sotto la dominazione Angioina, avvenuta nel 1266, Scicli partecipò alle insurrezioni che caratterizzarono i Vespri Siciliani, con Modica e Ragusa.
Sotto la dominazione aragonese, si formò la Contea di Modica, di cui Scicli fece parte. Dal 1535 al 1754, la città fu anche sede di una delle dieci Sergenzie. Nel 1860, sulla base del plebiscito d’annessione, Scicli proclamò la sua fedeltà ai Savoia.
Il tremendo terremoto del 1693, che interessò tutto il Vallo, provocò 3.000 morti solo nell’area di Scicli. Sulle macerie, la città risorse in chiave barocca, con numerosi edifici posti dal 2002 sotto la protezione dell’UNESCO.
Sarebbe un delitto infatti, trovarsi a Scicli e non visitare innanzitutto il noto Palazzo Beneventano.
Il ‘più bel palazzo barocco di Sicilia’ secondo Sir Anthony Blunt, si trova alle pendici del Colle di San Matteo e fu edificato nel tardo Settecento. Ricco e opulento come solo il Barocco sa essere, questo palazzo presenta, sul cornicione, delle lesene bugnate, e con le sue due teste di moro, è diventato ormai simbolo della città.
Con otto balconi in ferro battuto e modanature Rococò, ci accoglie Palazzo Spadaro. Una costruzione del XVII-XVIII secolo, di proprietà della famiglia Spadaro. L'ingresso principale è caratterizzato da un'elegante scala a due rampe detta ‘a tenaglia’, opera del capomastro Giorgio Vindigni di Modica. Al suo interno, due tele del pittore d’Avola, Raffaele Scalia, i pavimenti delle maioliche di Caltagirone, nonché un bellissimo lampadario in cristallo di rocca con gocce pendenti, che illuminava la sala adibita al ballo. E poi volte affrescate, cornici e stucchi. Il Palazzo diverrà presto sede della pinacoteca comunale.
Sempre presso la zona del Colle di San Matteo e verso l’area definita di Castelluccio, rimangono i ruderi di due strutture fortificate, probabilmente risalenti al periodo Arabo e Normanno.
Ma non si può andare a Scicli e non prestare una visita alle numerose costruzioni religiose che puntellano l’area. Sullo stesso Colle su cui si trova il Palazzo, ecco dunque sorgere l’omonima chiesa. San Matteo, che si suppone sia di origini paleocristiane, è stata simbolo della città e chiesa Madre di Scicli fino al 1874. Di grande interesse storico e architettonico, è poi la Chiesa di Santa Maria La Nova, sede dal ’94 del Santuario di Maria SS. della Pietà. L’edificio, probabilmente di origini bizantine, ha una storia complessa e travagliata. Gli interni sono in stile neoclassico e culminano con il coro quadrangolare del Marvuglia. Imponenti sono le facciate-torri a notevole sviluppo verticale incredibilmente dense di sculture, pitture e reliquie. Nel 1878, nell'archivio dell'Arciconfraternita di S. Maria La Nova di Scicli, furono scoperti alcuni preziosi manoscritti, tra cui i Codici Sciclitani.
L’edificio dei Francescani Conventuali S. Antonino di Scicli è invece una struttura gotica del Cinquecento, che getta un ponte verso il Rinascimento, e che al suo interno, fornisce una mescolanza di stili caratterizzati da un esotico insieme tra neoclassicismo e gusto locale. Di particolare pregio è la cappella funeraria con inserti classicisti.
Autore | Enrica Bartalotta