Alle spalle di Torre di Ligny, l’antica torre costiera situata all’estremità della città di Trapani, c’è uno scoglio, lungo e stretto, che affiora dall’acqua in tutta la sua straordinaria bellezza.
Si chiama “Scoglio du malu cunsigghiu,” in italiano “Scoglio del mal consiglio” e intorno ad esso si sviluppano diverse leggende, che affondano le radici nei Vespri Siciliani, la rivolta popolare, scoppiata a Palermo nel 1282, contro gli Angioini, a quel tempo oppressori dell’Isola.
Con la sua forma allungata, lo scoglio, che ricorda la sagoma di un’imbarcazione che punta verso il mare, funge da linea immaginaria tra il Mar Tirreno e il Mar Mediterraneo, e su di esso si infrangono maestose le onde imponenti sollevate dal vento, dando vita a uno spettacolo suggestivo.
Lo scoglio del malconsiglio è un luogo intriso di storia e leggende, che continua ancora oggi a suscitare fascino, trasportando i visitatori in un viaggio attraverso il tempo e la mitologia.
Lo scoglio del mal consiglio deve il suo nome alla rivolta dei Vespri Siciliani, quando il popolo siciliano si ribellò agli Angioini, considerati oppressori stranieri, a causa delle loro ingenti tasse e requisizioni. Federico II di Svevia al contrario era stato un sovrano molto amato per la sua cultura, energia ed efficiente amministrazione.
La leggenda legata allo scoglio narra che Giovanni da Procida, un medico tra i consiglieri di Federico II, educatore del figlio Manfredi e leader della ribellione, scelse questo luogo per pianificare la rivolta contro gli Angioini.
In un’operazione segreta di preparazione alla rivoluzione, lui e altri leader si incontrarono su questo isolato scoglio, durante una notte tempestosa, per organizzare la ribellione.
Le truppe ghibelline di Manfredi furono però sconfitte dai guelfi di Carlo I d’Angiò e lo stesso Manfredi perse la vita. La disfatta portò alla conquista angioina del Regno di Sicilia e da quell’episodio nacque il nome di “scoglio del malconsiglio”, così ribattezzato dagli stessi Angioini.
Giovanni da Procida, ormai in fuga, viaggiò tra le corti di tutta l’Europa per trovare il sostegno dei sovrani dell’epoca con l’obiettivo di far tornare la dinastia sveva sui troni di Napoli e Sicilia e cacciare gli Angioini dalla penisola italiana.
I Vespri Siciliani dopo la rivolta palermitana del 1282 si diffusero a macchia d’olio in tutta l’isola, riuscendo alla fine a sconfiggere gli oppressori francesi.
Una seconda leggenda legata a questo scoglio fa invece riferimento alle origini della città di Trapani, rivelando un legame intrinseco con l’Odissea di Omero. Secondo questa narrazione, l’isola potrebbe essere la leggendaria Scheria, l’ultima tappa del viaggio di Ulisse.
Nel 1897, lo scrittore Samuel Butler con il suo libro dal titolo “L’autrice dell’Odissea” avanzò l’ipotesi che il Poema fosse in realtà stato scritto da una giovane donna siciliana, che conosceva bene il greco antico, Nausica, figlio del re Alcinoo di Scheria (l’attuale Trapani), identificando i paesaggi descritti con quelli della Sicilia e delle isole circostanti.
Secondo Butler lo scoglio del Malconsiglio assomiglia all’imbarcazione dei Feaci di re Alcinoo, con cui Ulisse ritornò alla sua Itaca. A Scheria il dio Nettuno in preda all’ira trasformò l’imbarcazione in pietra all’imbocco del porto, mito che ritornerà anche successivamente quando la Madonna di Trapani, per salvare la città dall’attacco dei turchi, pietrificò la nave dei pirati.
La teoria di Butler non trovò però fortuna tra gli esponenti della comunità scientifica e il suo libro vendette appena 200 copie.