Un gruppo di ricercatori ha individuato un nuovo ceppo di cianobatteri, che potrebbe rivoluzionare le strategie per il sequestro dell’anidride carbonica nei fondali marini, uno dei principali responsabili del cambiamento climatico.
Scoperto al largo dell’isola di Vulcano, una delle più suggestive Isole Eolie, questo microrganismo, noto ufficialmente come UTEX 3222 e ribattezzato “Chonkus“, ha dimostrato un’incredibile capacità di immagazzinare anidride carbonica all’interno delle sue cellule.
Grazie alla sua tendenza a sedimentare sul fondo, potrebbe aprire nuove possibilità per applicazioni ambientali e industriali legate al controllo delle emissioni di CO2.
Chonkus è stato isolato per la prima volta in campioni d’acqua prelevati da bocche vulcaniche poco profonde vicino all’isola di Vulcano. Queste bocche, ben esposte sia alla luce solare che ai gas, sono state considerate dai ricercatori come un ambiente ideale per la ricerca di organismi fotosintetici adatti non solo a sopravvivere in presenza di CO2, ma anche a catturarla.
La caratteristica che rende Chonkus speciale è la sua struttura: le sue cellule sono più grandi rispetto a quelle di altri cianobatteri e formano colonie dense, facilitando la raccolta del materiale biologico.
Questo ceppo è in grado di sequestrare grandi quantità di carbonio dal mare, particolarmente ricco di CO2 grazie alla presenza di bocche vulcaniche. La scoperta è stata pubblicata su Applied Environmental Microbiology e offre una prospettiva innovativa nell’uso di organismi naturali per il sequestro del carbonio.
I cianobatteri, noti anche come alghe azzurre, sono organismi unicellulari capaci di fotosintesi. Usando la luce e la CO2, questi microrganismi producono nutrienti ed emettono ossigeno, proprio come le piante. Il loro nome deriva dalla colorazione verde-blu, dovuta alla clorofilla e ad altri pigmenti. Sebbene il termine “alghe” venga spesso usato, i cianobatteri non sono tecnicamente alghe, ma batteri fotosintetici.
Il ceppo Chonkus, a differenza di altri, tende a sedimentare naturalmente, formando un tappeto verde sul fondo, caratteristica vantaggiosa per il suo utilizzo in progetti di bio-sequestro del carbonio. Questo permette una raccolta più semplice rispetto ai ceppi che rimangono dispersi.
Secondo i ricercatori, la sedimentazione di Chonkus potrebbe ridurre i costi di produzione, facilitando la concentrazione e l’essiccazione della biomassa. Questo aspetto rende Chonkus particolarmente interessante per il settore industriale, dove è possibile sfruttare i cianobatteri per produrre materiali e molecole a partire da fonti biologiche.
Le caratteristiche di Chonkus lo rendono promettente non solo per il sequestro del carbonio, ma anche per la biolavorazione industriale.
George Church, co-autore dello studio e docente di genetica presso la Harvard Medical School, ha sottolineato che, nonostante siano possibili ulteriori miglioramenti, il semplice sfruttamento di un organismo già evoluto per sequestrare carbonio è un passo avanti nella lotta contro il cambiamento climatico.
Le colonie di Chonkus raggiungono una densità elevata e sono resistenti a temperature alte, rendendolo un candidato ideale per il trattamento delle emissioni di CO2 sia naturali che antropiche.
L’uso di microrganismi come Chonkus potrebbe offrire soluzioni sostenibili a problemi urgenti, come la riduzione delle emissioni di CO2.
Gli studi proseguono, ma l’applicazione di cianobatteri naturali in progetti ambientali potrebbe diventare un alleato importante per mitigare il cambiamento climatico, contribuendo a preservare gli ecosistemi oceanici e a migliorare la qualità dell’aria a livello globale.