Sul litorale di Pozzitello, a Torretta Granitola, sono arrivate qualche giorno fa anche le telecamere di “Striscia la notizia” per denunciare un fatto che in Sicilia è ancora scomodo: la presenza di eternit.
Il servizio televisivo è stato presentato ieri su Canale 5: il noto giornale “Striscia la notizia” che da anni ormai smaschera i misfatti che accadono sulla nostra Penisola, è atterrato sulla spiaggia di Torretta Granitola per raccontarci come proprio sotto le sabbie di uno dei litorali di Sicilia più frequentati e apprezzati negli anni Novanta, ci siano di fatto nascosti quintali di materiale cancerogeno.
L’inviata Stefania Petyx insieme al suo inseparabile bassotto, ci hanno portato tra le note scogliere artificiali di Pozzitello, che erano state create dal Comune diversi anni fa per la costruzione di un porto turistico. Quel porto non si è mai fatto e ora tutto ciò che rimane dei massi, demoliti nel 2004 grazie all’intervento dei cittadini e di diverse associazione ambientaliste, non sono altro che scarti edili, eternit e vecchi elettrodomestici lasciati a marcire all’aria.
L’operazione di ricostituzione delle naturali dune di sabbia che costruirono la fama di questa porzione di costa, costarono al Comune la bellezza di 1 milione e 300mila in fondi europei, che oggi invece si traducono in una perdita senza precedenti non solo per l’ambiente ma anche per i cittadini e i turisti che hanno continuato ad affollare quella spiaggia.
Il problema del fibrocemento lasciato a deperirsi alle intemperie è questione ancora irrisolta soprattutto nel Meridione d’Italia, ma anche in regioni del Centro come Marche e Abruzzo.
Nonostante la messa al bando dell’amianto ormai 20 anni fa, si stima infatti che in circolazione nel Belpaese vi siano ancora ben 32.768 siti ancora da smantellare e bonificare.
Questo ‘killer silenzioso’ è presente nelle nostre scuole, nei nostri ospedali, negli impianti adibiti a fabbriche e negli abitati, ed è responsabile di una vasta gamma di sarcomi di origine respiratoria. I costi per liberarsene sono elevati e non sono presenti ancora metodiche specifiche per il suo smaltimento, soprattutto al Sud, ecco perché, secondo i dati dell’Ispra, ben 60mila tonnellate di eternit si muovono al Nord, e negli ultimi tempi, molti dei nostri ‘rifiuti tossici’ vengono trasportati fuori confine, in Austria e in Germania in particolare.
A essere a rischio, in Sicilia, è soprattutto il polo di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, ma sono 20 le regioni italiane che ad oggi hanno fatto richiesta di smaltimento e bonifica delle aree inquinate da amianto.
Il brevetto per l’eternit è stato approvato nei primi anni del secolo scorso. Di origine austriaca, questo materiale è stato via via impiegato per realizzare diversi elementi di costruzione edile: dalle tettoie ai tubi per gli acquedotti.
Negli anni Quaranta e Cinquanta, l’asbesto ha iniziato ad essere utilizzato per qualsiasi oggetto di uso comune; ma nonostante le attività di produzione in Italia siano cessate già nei primi anni Novanta, a rischio mesotelioma pleurico sono tutti i cittadini che si trovino nelle vicinanze delle aree industriali o nei luoghi in cui la fibra di cemento e amianto non sia ancora stata incapsulata.
Questo perché la malattia ha un periodo di incubazione di almeno 30 anni.
Anche la provincia di Alessandria è stata a lungo tempo interessata dalla produzione di eternit.
Lo scorso 19 novembre, dopo un processo durato due anni, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza disposta in primo grado dal Tribunale di Torino contro Stephan Schmidheiny e Louis De Cartier de Marchienne, e le disposizioni di risarcimento della Corte d’Appello per le 3.000 persone costituitesi parte civile al processo, per la Regione Piemonte e la provincia di Alessandria, perché il reato era caduto in prescrizione.
Autore | Enrica Bartalotta