Una squadra di esperti dell’Università Statale di Milano, dell’Archivio Diocesano e del Museo San Rocco di Trapani ha portato a termine un progetto di ricerca di grande rilevanza. Al centro di questo studio, un antico foglio di pergamena scoperto nel 2010 nell’Archivio Diocesano di Trapani. La pergamena, utilizzata in precedenza come copertina di un registro matrimoniale del XVI secolo, ha rivelato una sorprendente origine.
Scoperta e Analisi di un Antico Frammento di Corano
La pergamena, contenente un frammento del Corano, ha suscitato grande interesse fin dalla sua scoperta durante il riordino dell’Archivio Diocesano, supervisionato dalla professoressa Stefania La Via. Solo nel 2021, grazie agli sforzi del professor Paolo Barresi dell’Università Kore di Enna e Michele Giacalone, presidente dell’Associazione Amici del Museo San Rocco, è stato possibile un’analisi più dettagliata. Giuseppe Mandalà, professore di Storia dei Paesi Islamici presso l’Università Statale di Milano, è stato invitato a Trapani per esaminare il reperto.
Identificazione e Datazione del Reperto
L’analisi paleografica effettuata da Mandalà ha permesso di identificare il foglio come un raro frammento di Corano, risalente tra il IX e il X secolo d.C., e potenzialmente attribuibile al periodo arabo in Sicilia. Il frammento, contenente versetti della sura delle Api, aggiunge un pezzo importante alla raccolta di manoscritti islamici in Sicilia, tra cui spicca il “Corano di Palermo”.
Importanza Storica e Culturale del Frammento
Questo frammento è una testimonianza storica di notevole valore, arricchendo il patrimonio culturale della Diocesi di Trapani e della città stessa. Le analisi scientifiche, condotte presso l’Università di Cambridge, hanno confermato che la pergamena è fatta di pelle di pecora. Il lavoro di Mandalà, che include uno studio approfondito di questo frammento inedito, promette di offrire nuovi spunti di riflessione sulla storia islamica in Sicilia.
Prospettive Future e Valorizzazione del Reperto
Il direttore dell’Archivio Diocesano, monsignor Liborio Palmeri, ha espresso la speranza che questo importante reperto possa essere reso accessibile a un pubblico più ampio, magari tramite un’esposizione museale. Questa scoperta non solo evidenzia l’importanza dell’Archivio Diocesano di Trapani nella ricerca paleografica, ma apre anche nuove prospettive per lo studio della presenza islamica in Italia.