L’ulivo, da tempo immemore, è considerato un albero sacro e immortale. Di fatto, quella dell’immortalità non è solo una leggenda. Quando ne muore uno, dalla base del tronco riparte sempre un pollone. A Gerusalemme si trovano alberi di ulivo antichissimi, nell’orto dei Getsemani.
Non si può con certezza stabilirne l’età, ma potrebbero avere circa mille anni. Per gli ulivi non si può ricorrere alla conta degli anelli di crescita, che si aggiungono l’uno all’altro nel tronco.
A introdurre la coltivazione sistematica dell’ulivo domestico in Sicilia furono i Greci. Qui l’albero aveva già trovato il suo antenato selvatico: l’olivastro. Tutte le olive vengono da un’unica specie di albero, cioè l’Olea europaea- Le differenze notevoli che esistono tra le diverse varietà di olive da tavola derivano dal diverso grado di maturazione dei frutti al momento della raccolta e al diverso modo in cui sono stati curati.
Le varietà presenti e coltivate in Sicilia sono almeno sedici, più altre trenna meno note e marginali dal punto di vista agronomico. Vi sono zone dell’isola, come Castelvetrano (TP), in cui la bacchiatura delle olive non è mai stata effettuata.
Gli olivicultori hanno sempre raccolto a mano, facendo scorrere i rami fra le dita. Tra le diverse tipologie di olive siciliane, l’unica ad aver ottenuto lo status di Presidio Slow Food e lìoliva minuta dei Nebrodi. Quelle famose, comunque, sono molte: Biancolilla, Nocellara del Belice, Tonda Iblea, Rizza delle Madonie, Nerba, Verdello, Passulunara e Zaituna.
L’olivo è da sempre un simbolo di pace e ricorre in moltissime opere d’arte siciliane. Lo si trova nei mosaici del Duomo di Monreale, così come in quelli della Cappella Palatina di Palermo.