Sicilia “scrigno inesauribile” di tesori: lo confermano i nuovi ritrovamenti nel sito archeologico di Selinunte. Una struttura lunga 15 metri e quattro filari di blocchi sono stati scoperti a poca distanza da quella che doveva essere la darsena collegata al mare. Ecco tutti i dettagli dei nuovi ritrovamenti.
Il sito archeologico di Selinunte continua a regalare sorprese che potrebbero contribuire a ridefinire la storia antichissima della città siceliota. A poca distanza da quella che si ipotizza essere la darsena collegata al mare, è stata scoperta una struttura larga 15 metri e alta circa 1,8 metri . Secondo gli esperti, potrebbe essere parte di uno dei porti dell’ex colonia Megara Iblea, uno dei centri di traffici commerciali tra i più importanti del mar Mediterraneo.
A darne notizia è il presidente della Regione, Renato Schifani, che commenta: “Appena pochi giorni dopo il ritrovamento a Segesta, arriva un’altra scoperta che conferma la Sicilia un inesauribile giacimento di reperti che contribuiscono a riscostruire una storia millenaria gloriosa e figlia di scambi culturali e economici incessanti”.
“È il patrimonio di cui siamo eredi e orgogliosi portatori, ma anche custodi. Per questo abbiamo la responsabilità di riscoprirlo, di studiarlo e di proporlo alle nuove generazioni. Insieme a questo, abbiamo un’opportunità unica per rendere l’offerta culturale una proposta turistica sempre più ricca che diventi risorsa di sviluppo per la nostra Regione. Mi congratulo con gli archeologi del Parco archeologico di Selinunte per questo nuovo rinvenimento”.
L’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, aggiunge: “Un’altra grande scoperta di un parco archeologico siciliano. Questa volta si tratta della straordinaria Selinunte e del suo antico porto che la rendeva uno dei centri di commercio del Mediterraneo. Siamo sempre più certi che bisogna sostenere nuove missioni di scavo, e Selinunte sarà tra le priorità: il nostro impegno è quello di riportarla alla luce nella sua complessità e interezza. Siamo felici che la scoperta sia interamente del Parco con i suoi archeologi”.
Di questa costruzione non c’è traccia nei documenti dei viaggiatori tra Settecento e Ottocento, né nelle descrizioni dei ricercatori dell’epoca: è di certo molto antica, probabilmente fu distrutta o comunque sommersa, in epoca lontana. Ad oggi gli archeologi non avanzano teorie, ma solo ipotesi sulla forma e funzione originale dell’imponente architettura: forse una struttura di contenimento sul fiume (il georadar registra molte altre strutture sotto la sabbia), forse le pareti di una darsena per le barche (si intravedono scanalature a intervalli regolari) magari collegata alle 80 antiche fornaci scoperte molto più a monte, forse addirittura la base di un ponte sul fiume.
Di una cosa, però, gli studiosi sono certi: si tratta di un ritrovamento di grandissimo interesse, che potrebbe far riscrivere la topografia dell’antica città. Il Parco archeologico, diretto da Felice Crescente, si sta infatti già impegnando per sviluppare un progetto multidisciplinare e avviare le ricerche a partire dal ritrovamento.
La scoperta è avvenuta durante dei semplici lavori di disboscamento e ripristino del Vallone del Gorgo Cottone, alla foce del fiume omonimo, lungo la riva occidentale. In un primo momento è affiorato solo l’angolo di un blocco, il resto era sepolto sotto lo strato massiccio di sabbia e di vegetazione recente, probabilmente ammassata nel dopoguerra durante la sistemazione della zona dell’acropoli.
L’archeologa Linda Adorno, responsabile della sorveglianza dei lavori, ha intuito subito l’importanza della struttura e ha fatto sì che fosse portata alla luce. I lavori sono stati subito sospesi per consentire indagini più approfondite e ha preso il via una pulizia più accurata della zona. Linda Adorno, di origine castelvetranese, profonda conoscitrice e studiosa dell’antica Selinunte, è collaboratrice scientifica dell’Istituto archeologico Germanico di Roma; è stata spontaneamente assistita dalla collega Melanie Jonasch che era in missione in zona per un altro progetto.
Al primo intervento ha partecipato anche un gruppo di studenti dell’Università di Palermo, che negli stessi giorni erano impegnati in una campagna di ricognizione sul territorio urbano. Grazie alla preziosa collaborazione di tutti, è stato possibile far affiorare l’intera larghezza della facciata della struttura, di cui non si comprende ancora l’utilizzo antico. È necessaria al più presto un’indagine più ampia ed approfondita.
Secondo gli archeologi, la posizione della struttura sulla sponda occidentale del Gorgo Cottone indicherebbe un collegamento con il traffico navale del porto orientale, su cui sta studiando in questi giorni l’Università di Bochum. Senza dubbio è una parte integrante dell’impianto urbano della città greca, visto che è perfettamente in linea con la rete stradale del sistema meridionale.
Questa intuizione è stata accolta da uno dei più grandi conoscitori dell’impianto urbanistico della colonia di Selinunte, Dieter Mertens. Per definire con maggiore esattezza sia la forma che la funzione della struttura, bisognerà aspettare i risultati di nuove ricerche. Saranno di grande aiuto i coraggi dei geoarcheologi che, in questi giorni, indagano l’andamento del fiume e l’estensione della foce del Cottone in epoca antica.
Foto in evidenza: Franck Manogil from Beziers, France – CC BY 2.0.