Sciame sismico sull'Etna: il terremoto ha scosso una faglia solitamente tranquilla, quella del versante sud-occidentale, con uno sciame di circa 60 terremoti, il maggiore dei quali di magnitudo 3.5, rilevato alle ore 10.51 di lunedì 30 gennaio. L'ipocentro era nella zona del comune di Ragalna, non lontano dai Monti Parmentelli e San Leo.
Le scosse sono state nettamente avvertite dagli abitanti delle località coinvolte: cinque sopra magnitudo 3.0 e un’altra quindicina comprese tra 21. e 2.8, con ipocentro a una profondità variabile tra 11 e e 14 chilometri, hanno fatto scattare piani precauzionali di prevenzione in alcuni paesi etnei, come Ragalna, Nicolosi, Bronte, Belpasso e Randazzo dove le scuole sono state fatte evacuare. Numerose anche le persone scese per strada per il ripetersi di eventi di discreta energia. Non sono, fortunatamente, stati segnalati danni a cose o persone.
L'Osservatorio etneo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania non ha evidenziato particolari anomalie negli altri parametri geofici: l'L’ampiezza del tremore vulcanico, che segnala il movimento di magma nei condotti interni dell’Etna, si mantiene su valori stazionari medio-bassi, tipici degli ultimi mesi. Al momento non ci sono riscontri diretti di un immediato collegamento tra lo sciame sismico e la moderata attività esplosiva presente da settimane dal Nuovo Cratere di Sud-Est, che resta immutata.
«Bisogna comunque considerare che l’Etna è un vulcano attivo – sottolinea Eugenio Privitera, direttore dell’Osservatorio Etneo dell’Ingv – e la situazione andrà valutata alla luce di quello che succederà nei prossimi giorni o nelle prossime settimane. Al momento possiamo dire soltanto che ad oggi non si riscontra nessuna variazione di altri parametri che faccia ipotizzare una variazione dello scenario attuale».