Alla scoperta di Sferracavallo.
- Si tratta, dopo Mondello, della borgata marinara più famosa di Palermo.
- Sorge ai piedi del promontorio di Capo Gallo, da una parte, e di Monte Billiemi dall’altra.
- Una buona parte del suo territorio rientra nella riserva orientata di Capo Gallo.
Nelle vicinanze di Mondello, la più celebre borgata marinara di Palermo, se ne trova un’altra che vanta una storia molto interessante. Sferracavallo (Sferracavaddu) ha un’invidiabile posizione, proprio ai piedi del promontorio di Capo Gallo, da una parte, e di Monte Billiemi, dall’altra. Una buona parte di questo territorio rientra nella riserva orientata di Capo Gallo e il tratto di mare che lo bagna ricade nell’Area Marina Protetta “Capo Gallo – Isola delle Femmine”. Il toponimo Sferracavallo è indubbiamente particolare. Trae origine dall’asperità della strada, che era tale da far “sferrare i cavalli” che trainavano i barconi usati nelle tonnare, per tirarli a secco e ricoverarli nei magazzini adiacenti.
La storia
Questa località nasce come villaggio di pescatori. Vi erano delle torri di guardia: una costruita nel XV secolo e un’altra nel XVI secolo. Facevano entrambe parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia, ma furono distrutte quando si costruì l’autostrada A29. A Punta Barcarello c’era una torre-fortino, per proteggere dai pirati e i corsari. Alla fine del XIX la borgata marinara divenne una località residenziale. Oggi è rinomata anche per i suoi tanti ristoranti di pesce fresco.
Tra le residenze più antiche di Sferracavallo, ci sono le ville Arezzo, Maggiore Amari e Palazzotto (seconda metà del XIX secolo). Dei primi anni del XX secolo sono, tra le altre, le ville Maniscalco Basile, Donzelli, in viale Florio, e Mannino e Palazzotto in via Plauto. Il villino Palazzotto, successivamente sopraelevato e snaturato, insieme al villino Mannino, fu realizzato dall’architetto Francesco Paolo Palazzotto che vi risiedeva.
Molto caratteristica è la festa dei santi Cosma e Damiano, patroni della borgata, che si svolge ogni anno nell’ultima domenica di settembre. Il pesante fercolo con i simulacri dei santi viene portato per le vie della borgata da un folto numero di giovani vestiti di bianco con un fazzoletto rosso legato ai fianchi, uno al collo e a piedi nudi. La festa non è solo religiosa ma anche civile e comprende anche il gioco dell’antinna a mari, una sorta di albero della cuccagna posto sul mare. Anticamente, la processione si svolgeva con passo veloce per poter portare i simulacri dei santi a tutti gli ammalati che ne avessero fatto richiesta, per avere la possibilità di pregare chiedendo la liberazione dalle malattie. La devozione è testimoniata dai numerosi ex voto presenti nella chiesa della frazione.
Foto di Jorge Franganillo – CC BY 2.0