L'individuazione del sito arcaico di Solunto, una delle città fondate dai Fenici, ricordata insieme a Mozia a Palermo dallo storico ateniese Tucidide, ha costituito per gli archeologici che se ne sono occupati un'annosa questione già prospettata nel 1942 da Silvio Ferri. Tra le diverse ipotesi avanzate, dal roccioso seno sottostante di S. Elia alla Cannita, un'intuizione di Eugenio Manni la poneva sul promontorio di Sòlanto che ancora manteneva il nome antico e meglio si prestava ai modelli di insediamento dei più antichi empori fenici in Occidente. Quest'ultima ipotesi veniva pienamente confermata dai primi saggi eseguiti nell’attiguo pianoro di S. Cristoforo intrapresi dalla Soprintendenza di Palermo a partire dagli anni Ottanta, ove venivano alla luce interessanti installazioni industriali per la produzione della ceramica. Questi dati venivano avvalorati dalla scoperta di lembi della necropoli in buona parte di età arcaica e classica, che ha restituito numerose sepolture, alcune delle quali costituite da ipogei a camera scavata nella roccia, tipiche del mondo punico. L’antico insediamento costiero di Solunto, distrutto nel corso di una delle guerre dionisiache, venne rifondato nel corso del IV sec. a.C. sul Monte Catalfano.
La nuova città, come hanno dimostrato gli scavi estensivi a partire dall'ottocento, fu ricostruita secondo i canoni e gli stilemi di tradizione ippodamea, che si attestarono prima in ambiente micro-asatico e che ebbero larga diffusione in altri centri greci e non greci di Sicilia: un impianto urbano pienamente ortogonale, caratterizzato da un’asse principale (plateia) che conduceva alla zona pubblica monumentale e all’agora, da vari servizi e soprattutto da un modello di edilizia privata caratterizzata da sontuose dimore con peristilio centrale, ornate da pavimentazioni a mosaico e raffinate decorazioni pittoriche parietali. A questo assetto tipico del mondo ellenistico – che persiste fino in piena età romana imperiale – si associano manifestazioni e sopravvivenze di tradizione fenicio-punica: particolari tecniche edilizie (muri a telaio, impiego di mattoni crudi), strutture domestiche di servizio (pozzi, cisterne), probabile impiego di unità di misura di origine orientale, edifici di culto propri delle genti semitiche insediate in Occidente. Non mancano altresì manufatti e simboli che rientrano nell’ambito della cultura punica quali cippi e stele, arule thymiateria, betili, elementi astrali, segni di Tanit, caducei, ecc. La città venne abbandonata di suoi abitanti agli inizi del III sec. d.C.