Non si può certo dire che Scicli, importante città d’arte, sia un luogo nascosto della nostra Sicilia, anzi. Spesso però, chi vi si reca per visitarla magari attratta solo dai più famosi luoghi set del commissario Montalbano, dimentica di godere della vista e della conoscenza di monumenti e di antiche testimonianze di storia, arte e cultura. Quello di cui sto per parlarvi è uno di questi, ovvero il convento detto di Santa Croce. La data precisa della sua fondazione assieme a quella della attigua chiesa risale al 1528, periodo dal quale riprende anche lo stile tardogotico piuttosto che il barocco che invece, a seguito della ricostruzione successiva al terremoto del 1693, è lo stile predominante in tutto il resto del territorio. Sulla facciata del convento alcuni elementi zoomorfi ed il cordone francescano che ne ornano l’aspetto insieme allo stemma gentilizio dei conti di Modica. L’interno è povero ed essenziale mentre annesso alla chiesa si trova anche l’oratorio di Santa Maria di Sion risalente alla seconda metà del quattrocento dove erano custoditi importanti affreschi del XV e XVI secolo con iscrizioni in dialetto. Questi affreschi staccati e restaurati sono oggi esposti presso la locale chiesa museo di Santa Teresa d’Avila. Il convento si trova in posizione defilata rispetto al centro cittadino, in una località rupestre attraversata da due torrenti laterali e detta proprio collina della croce, dalla quale è possibile godere di un eccezionale panorama. Per gli appassionati di mistero poi certamente affascinante è la storia del fantasma di un frate eremita francese, tale frà Giovanni Morifet che li viveva da penitente calato tra le viscere della terra e la cui presenza pare aleggi ancora sul posto. Magari vi capiterà di incontrarlo; in tal caso non preoccupatevi per la lingua, pare che il frate benché francese parlasse benissimo anche il siciliano!