E’ stata violentata ancora una volta (e quasi in un silenzio tombale) la memoria di don Pino Puglisi.
Gli atti intimidatori sono in crescita e l’ultimo in ordine cronologico è la messa a soqquadro della stanza del presidente del Centro di accoglienza Padre Nostro – fondato dal Beato Giuseppe Puglisi nel quartiere palermitano di Brancaccio.
Durante il raid dei malavitosi è stato portato via il piccolo fondo cassa per le spese correnti.
Poca roba, ma è l’azione della violazione e della profanazione di un martire a destare il mio sgomento. “Se erano i soldi che cercavate, bastava chiedere. Quelli che avete rubato non solo soldi sonanti, ma carezze, speranze e cure alla gente più bisognosa: mogli, padri e bambini (forse anche i vostri, cari delinquenti!)”, ndr.
Ho percepito dello sconforto anche nelle parole del presidente Maurizio Artale: “… questa crescita esponenziale di atti intimidatori faccia riflettere un po’ tutti. L’opera del Centro è e rimarrà sempre scomoda alla mafia, ai balordi, agli ex-detenuti e ai detenuti in esecuzione penale che vogliono prendere punti e accreditarsi davanti ai capibastone del quartiere”; “Questa volta chi è entrato sapeva dove andare. Per cambiare questo quartiere e la mentalità che lo sovrasta, bisogna fare un lavoro di rete e sinergico con le istituzioni. Abbiamo ‘trattative sane’ aperte con la prefettura, con il sindaco, con alcuni dipartimenti della Regione e con il governo nazionale per cambiare questa terra di mafia. Ma ad oggi si temporeggia, ma appena ci scappa il morto ci si penserà. Semmai questo dovesse accadere, date alle fiamme ciò che resta, tanto questa terra non diventerà mai bellissima”.