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Un sentiero nel parco delle Madonie, un tempo utilizzato dai frati itineranti, ha conquistato gli inglesi del Guardian. A raccontare l’esperienza lungo questo percorso che porta adesso gli escursionisti lungo sentieri di montagna, è la giornalista Annabel Abbs, che esordisce così: “Il parco nazionale delle Madonie, noto come Alpi Siciliane, ospita molte delle montagne più alte dell’isola e le piante più rare. È un paesaggio di rocce vecchie di 200 milioni di anni, ricche di fossili. Di rapaci e dei più piccoli uccelli canterini. Di cinghiali, daini e istrici. Di ciclamini e crochi. Dei più grandi agrifogli del pianeta e di 65 varietà di orchidee. Un paesaggio privo di turisti, escursionisti e siciliani. Per chiunque sia alla ricerca di natura selvaggia, solitudine e sole, non riesco a pensare a un posto migliore“.

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I momenti migliori per visitarlo sono la primavera “quando il paesaggio verdeggiante è punteggiato di piselli odorosi e papaveri e i villaggi si animano con le feste religiose” e l’autunno. La giornalista e il suo compagno hanno deciso di percorrere dall’entroterra fino alla costa settentrionale della Sicilia, non lontano da Palermo. “Il nostro percorso – scrive – segue una sezione della Via dei Frati (la Via dei Frati) di 166 km recentemente restaurata, un sentiero un tempo utilizzato da frati itineranti, pellegrini, mendicanti, mistici e missionari. Cammineremo per circa 90 km di salite e discese ripide in sette giorni, partendo dal villaggio di Gangi (con vista sull’Etna nelle giornate limpide)”.

La coppia ha deciso di dormire in diversi borghi: Petralia Sottana, Gangi, Geraci Siculo, Castelbuono e Cefalù: “Ogni giorno, ci dirigiamo verso tranquille stradine di campagna che gradualmente si trasformano in tratturi e poi in sentieri nascosti e tortuosi. (…) Mentre saliamo, ci lasciamo alle spalle i bovini, le capre e i pony che vagano nei pascoli verdeggianti delle Madonie. I rapaci volteggiano. Ci immergiamo e ci tuffiamo, attraverso ripide foreste di faggi, oltre monumentali querce che si dice abbiano mille anni, intorno a boschi di peri selvatici, frassini e ginepri. In questi luoghi remotissimi, spesso ci imbattiamo in minuscole cappelle deserte, e ci chiediamo come siano state costruite e da chi. Erano luoghi di rifugio vitali per i frati che un tempo seguivano queste rotte, cercando l’elemosina in cambio del lavoro”.

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A riscoprire la Via dei Frati è stato Santo Mazzarisi, psicoterapeuta siciliano. Ha fatto ricerche e, nel 2017, il sentiero è stato aperto al pubblico, con partenza da Caltanissetta e arrivo a Cefalù. In passato, i pellegrini attraversavano il mare da Messina prima di dirigersi a Gerusalemme, mentre il percorso odierno è stato progettato in otto tappe, ciascuna delle quali termina in un borgo in cui trovare cibo, alloggio e, naturalmente, una bella chiesa. L’esperienza lungo la Via dei Frati è più che positiva lungo tutte le tappe percorse dalla giornalista del Guardian, che passa da Gangi, Geraci Siculo, Petralia Sottana e Castelbuono, per poi scendere verso Cefalù.

“In passato – scrive in conclusione – abbiamo camminato in tutta Europa, ma – grazie alle faticose salite e alle notti silenziose – non abbiamo mai dormito così bene. E non ci siamo mai sentiti così deliziosamente solitari. Se la folla è la vostra passione, questo parco e la via dei pellegrini non vi faranno impazzire. Ma se vi piace un paesaggio tutto per voi, o un terreno così ricco di storia geologica e così abbondante di piante rare, insetti e uccelli da essere costretti a camminare a un ritmo insolitamente lento, la Via dei Frati supererà tutte le aspettative“. Foto: Depositphotos.com.

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