Un velivolo Junkers 88 è stato ritrovato a 51 metri di profondità nei fondali di Capo Passero in provincia di Siracusa. Si tratta di un aereo ammarato che, grazie all’individuazione del seriale, è stato possibile identificare con precisione: un KG 54 (Kampfgeschwader), decollato il 2 marzo 1943 da Catania per bombardare il porto di Tripoli. Questo aeromobile è stato colpito da caccia notturni, ammarando a sud di Capo Passero.
Grazie alle ricerche effettuate dal team del Capo Murro Diving Center di Siracusa con la supervisione scientifica della Soprintendenza del Mare, è stato identificato anche l’equipaggio:
La scoperta è un ulteriore tassello nella ricostruzione storica delle operazioni aeree che si sono svolte lungo il litorale siracusano durante la Seconda Guerra Mondiale, in particolare nel contesto dell’Operazione Husky, lo sbarco alleato in Sicilia del luglio 1943.
Lo Junkers Ju 88 è stato uno dei velivoli più versatili della Luftwaffe, utilizzato in numerosi ruoli: bombardiere, caccia notturno, ricognitore, bombardiere in picchiata, aereo da attacco al suolo e aerosilurante. Questo tipo di velivolo ebbe un ruolo centrale durante la Seconda Guerra Mondiale, e molti di essi operarono lungo la costa siracusana, in particolare tra il 10 e il 17 luglio 1943, quando molti furono abbattuti durante le operazioni di contrasto all’Operazione Husky.
Gli storici riportano che, tra il 10 e il 12 luglio, molti Junkers Ju 88 furono coinvolti nell’affondamento di imbarcazioni nemiche, perdendo numerosi esemplari nel mare siracusano.
Nello scorso mese di settembre, i resti di un altro aereo Junkers Ju 88, bombardiere multiruolo della Luftwaffe, erano stati rinvenuti sul fondale sabbioso misto a una prateria di posidonia, a una profondità di 19 metri e a circa 1 miglio dalla costa di Calabernardo, frazione di Noto (SR).
L’aereo, pur apparendo distrutto, mostra ancora distintamente i resti delle due ali, prive in gran parte del rivestimento metallico, collegate a un elemento di forma rettangolare. Sono inoltre riconoscibili alcuni serbatoi, tubazioni appartenenti ai sistemi elettrici e idraulici, insieme a componenti strutturali dei motori e dei carrelli.
Le ali, lunghe circa 14 metri, si trovano adagiate sul fondale, in assetto di volo, immerse in una rigogliosa prateria di posidonia. A circa 80 metri dall’ala principale sono stati individuati frammenti in alluminio, probabilmente appartenenti allo stesso velivolo.
Risultano mancanti i motori e la fusoliera dell’aereo, ma grazie all’analisi dettagliata del relitto e alla consultazione dei manuali tecnici, è stato possibile identificarlo con certezza. Un contributo determinante al riconoscimento è stato fornito dalla presenza di elementi strutturali distintivi delle ali, come i longheroni, e un vano rettangolare situato tra di essi, la cui disposizione corrisponde esattamente a quanto riportato nella documentazione tecnica del velivolo tedesco.
In particolare, un altro elemento rinvenuto nei pressi del sito, suggerisce la collocazione prossima di un motore e del carrello di atterraggio, confermando ulteriormente l’identificazione del relitto. Con questa recente scoperta, il numero totale di Junkers Ju 88 ritrovati nelle acque siracusane sale a sei: il primo fu individuato negli anni 80 a Punta Izzo, a 26 metri di profondità; successivamente furono individuati gli altri a Capo Ognina, nel 2021 a 63 metri di profondità, alla foce del fiume Simeto nel 2023 a 19 metri di profondità, a Punta Campolato nel 2023 a 102 metri, a Calabernardo nel settembre del 2024 a 19 metri e quest’ultimo, nelle scorse settimane, nei fondali di Capo Passero, a 51 metri di profondità.
Gli ultimi cinque relitti sono stati individuati dal team di Capo Murro Diving, guidato da Fabio Portella e composto da Antonio Di Grazia, Linda Pasolli, Fabrizio Rosina, Edo Salaj, Vincenzo Carrubba, Elio Nicosia e Marco Gargari.
La collaborazione tra la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e le associazioni private ha consentito in questi anni di scoprire numerosi siti di interesse storico sia antichi che moderni. Una scelta vincente che ha permesso di portare alla luce tracce del passato che hanno consentito di ricostruire parti della nostra storia antica ma anche legata all’ultimo conflitto mondiale. Foto Facebook Soprintendenza del Mare.