La cosmesi è un'arte che ha origini antichissime e il suo utilizzo penetrò dall'Oriente dapprima in Grecia e poi nel mondo etrusco-romano. Anche in Etruria l'uso dei cosmetici divenne abituale per le donne che amavano migliorare il proprio aspetto e lo specchio, insieme ad altri accessori necessari per la toeletta, caratterizzava i corredi funerari femminili e ci racconta come la donna, nella vita quotidiana, aveva molta cura della propria bellezza e del proprio corpo.
Gli specchi sono una classe di produzione particolarmente rappresentativa dell'artigianato etrusco dal VI fino al II secolo a.C.; ma è nel periodo ellenistico che si assiste ad una produzione artigianale di tipo standardizzato e su vasta scala diffondendosi in tutte le classi sociali.
Tali oggetti, muniti di un pratico manico, erano interamente di metallo, avevano una forma più o meno rotonda, possedevano, nella parte anteriore, una superficie perfettamente levigata e leggermente convessa che consentiva la riflessione dell’immagine.
La parte posteriore era decorata da finissime incisioni; infatti, al centro venivano rappresentati soggetti legati per lo più alla mitologia, come il giudizio di Paride ed il mito dei Dioscuri, o raffigurate divinità etrusche come Uni (Giunone per i romani), Thesan (l’Aurora) e Artumes (Artemide); ma spesso venivano rappresentate anche scene tratte dalla vita quotidiana delle donne etrusche. Il bordo esterno era delimitato quasi sempre da eleganti cornici di diversa tipologia: liscia, ad onda, a tralcio d’edera o di vite, a corona d’alloro.
Lo specchio della Collezione Casuccini, che si data alla fine IV secolo a.C., presenta all’interno del campo figurato le immagini delle quattro divinità del Pantheon etrusco: Artumes (Artemide), Aplu (Apollo), Letun (Latona) e Thalna. La precisa identificazione dei personaggi è data dai nomi incisi a lato delle figure.
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