Alcune preparazioni siciliane sono indissolubilmente legate alla tradizione. Raccontano il passato e, ancora oggi, mantengono intatto il loro gusto. In molti casi, riescono anche a conservare la loro forma originaria. Certo, oggi non è sempre facile trovare gli strumenti adatti, ma in alcuni casi lo si può fare. Girando per i quartieri storici e i mercati, vi potete ancora imbattere negli stampini per la cotognata, quelli in terracotta. Il dolce a base di mele cotogne è indubbiamente retrò, ma rappresenta una pagina importante della storia culinaria di Sicilia. La raccolta delle mele cotogne si ripeteva, un tempo, sempre dopo le piogge di agosto. Per trasformarle in dolce, si mettevano a bollire in una pentola d’acqua, quindi si sbucciavano e si liberavano dai torsoli.
La polpa così ottenuta, passata al setaccio, si mescolava allo zucchero. Tutto diventava un composto denso e dorato e, dopo qualche minuto di bollitura, si versava nelle formelle di terracotta. Le formelle hanno anche uno scopo decorativo, ma lo loro originaria funzione e il loro significato era tutt’altro. Tutti i loro segreti sono contenuti in un testo dell’etnografo siracusano Antonino Uccello (“La cotognata dolce d’autunno”): scopriamoli insieme.
Le formelle iniziarono ad avere ampia diffusione alla fine del 1700. Ogni famiglia siciliana aveva il suo corredo di stoviglie di terracotta, che venivano vendute in occasione delle fiere e delle sagre di paese. I motivi impressi sono tantissimi. Tra i più classici ci sono l’agnello pasquale, i Santi patroni e i protettori, come Sant’Agata. Di solito sono piccole “Fino a raggiungere l’ovale di un guscio d’uovo con dei rilievi sottili che acquistano nella cotognata la preziosità dei vecchi spilloni d’oro”, scrive Uccello.
Negli stampini per la cotognata, a volte, ci sono San Paolo, San Francesco di Paola, la Madonna, la Sacra Famiglia e la natività. Si trovano anche immagini di vita vissuta, con i mestieri, come la donna che fila, il cacciatore, il contadino al lavoro. Ancora, ci sono fiori, rosoni, cuori, pesci, frutta di vario genere, strumenti musicali, stemmi gentilizi, o di città, o di ordini religiosi, o di confraternite; oppure scritte augurali o rivolte alla persona amata: “Amore“, “Ti amo“, “Salute”, “Sincerità”, “Maria”, ‘”Giuseppe'”. Foto: Cettina Puglisi.