Il Palazzo dei Normanni di Palermo rappresenta senza ombra di dubbio una delle attrattive più visitate della città. L’antico palazzo del potere, ancora oggi sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, racchiude secoli di storia. Un fascino cui è impossibile resistere, come dimostrano le dichiarazioni del fotografo Steve McCurry, in visita in città.
McCurry, che ha girato ogni angolo del mondo per il suo lavoro, ha visitato il Palazzo Reale accolto dal direttore generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso. “È un posto meraviglioso e fantastico. Davvero una sorpresa”, ha detto. Componente della Magnum, è l’autore di scatti iconici, come il celebre ritratto della “Ragazza Afghana”.
Gianfranco Miccichè, Presidente dell’Ars e della Fondazione Federico II, ha commentato: “Si tratta di una visita molto gradita da parte di un artista di respiro internazionale amante e conoscitore dell’Italia e con una predilezione per la Sicilia, che oggi ha potuto conoscere attraverso le meraviglie di Palazzo Reale, della Cappella Palatina, dei Giardini Reali, di tutti gli spazi espositivi e del nuovo percorso archeologico delle Mura Puniche”.
Steve McCurry ha già avuto modo di immortalare la Sicilia: in passato, ad esempio, ha realizzato alcuni famosi scatti nella bottega “Cinabro Carrettieri” di Ragusa. La carriera del fotografo è iniziata come freelance, alla fine degli anni Settanta, realizzando reportage dall’India e dall’Afghanistan. Il suo lavoro viene identificato maggiormente proprio in questi Paesi. La svolta nella sua carriera avvenne nel 1979, quando entrò nelle zone Afghane controllate dai mujaheddin appena prima dell’invasione russa.
Quando tornò indietro, per attraversare il confine portò con sé rotoli di pellicola cuciti tra i vestiti. Le sue immagini a colori combinano al meglio l’arte del reportage, della fotografia di viaggio e dell’indagine sociale. Di recente ha affermato: “La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l’anima più genuina, in cui l’esperienza s’imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana. Voglio mostrare il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi“. Foto: John Ramspott – Licenza.