Il Parco della Favorita o Real tenuta della Favorita è l'area verde più estesa del comune di Palermo; 40 km2 che si estendono dalle falde del Monte Pellegrino fino a contrada Pallavicino.
Venne ideato nel 1799 da Ferdinando III di Borbone, come residenza sua personale dopo la cacciata da Napoli per mano della Rivoluzione Partenopea e delle truppe napoleoniche.
Sembra che il sovrano volesse riprodurre le bellezze della reggia di Portici, per questo motivo dunque, non si fece scrupolo di espropriare diversi terreni circostanti per la realizzazione di quella che fu non solo la Tenuta Reale, ma anche il primo rifugio della città dalle afose giornate estive.
Si potrebbe considerare il Parco, come la prima forma di tutela della zona; una sorta di esperimento, che conteneva il giusto spazio per agrumeti, olivi, frassini, noci e una riserva di caccia con fagiani, conigli e pernici a infrattarsi nel folto bosco di leccio e lentisco. Attualmente, il Parco della Favorita fa parte della Riserva Naturale Orientata Regionale “Monte Pellegrino”, istituita dalla Regione nel 1995.
Al Parco si accede da Piazza Leoni. Attraversando i lunghi viali intitolati a Ercole e Diana, si ha la possibilità di raggiungere la nota località balneare di Mondello, uno dei presidi del Liberty siciliano. Una volta imboccato il viale d’Ercole, per una rilassante passeggiata all’aria aperta e alla frescura, si giunge ad una fontana ottocentesca in stile neoclassico, sormontata dalla statua di Ercole, recentemente restaurata. Ai confini del Parco, troviamo anche la cosiddetta Palazzina Cinese o Casina Cinese, una costruzione voluta dal Borbone e fatta edificare da Giuseppe Venanzio Marvuglia sulla base di una pre-esistente costruzione acquisita con le terre dall’ex regnante. L’architetto mantenne il curioso stile orientaleggiante della prima costruzione: il corpo centrale termina infatti in un’antica pagoda con tamburo ottagonale. Gli appartamenti erano distribuiti su tre piani, accolti al pian terreno da un ingresso a volte ogivali e da scale elicoidali progettate da Giuseppe Patricolo. La palazzina presenta inoltre altri elementi di peculiarità come i campanelli della grata d’ingresso, degli smerli, e travi in legno intagliato lungo tutto il perimetro della facciata. Al primo piano, vi era inoltre il salone dei ricevimenti arredato in stile cinese con pannelli in stoffa dipinta del Riolo, mentre la camera da letto è dominata dalla volta decorata con motivi cinesi dipinti dal Codardi e dal Velazquez.
In una costruzione adiacente, si trova oggi la sede principale del Museo Etnografico Giuseppe Pitrè: trenta sale che ospitano l’esposizione permanente degli usi e costumi del popolo siciliano. Fu lo stesso Pitrè a fondarlo, nel 1909. Al suo interno, 20 sezioni vengono accolte dal busto del Pitrè che si erge a protezione degli oltre 4.000 oggetti ritrovati e oltre 1.500 oggetti provenienti dalle collezioni etnografiche dell'ex Museo Nazionale di Palermo e da donazioni private.
Costumi, arredi e corredi, e oggetti di uso comune legati soprattutto a filatura e tessitura, si accompagnano alla sapiente ricostruzione degli ambienti contadini dell’Ottocento siciliano, incluse le usanze e le testimonianze della minoranza albanese dell’Isola, il carretto siciliano e i Pupi, nonché una grande sala che riproduce la cucina dei Borboni, a rappresentanza delle cucine tradizionali siciliane.
Del complesso fa anche parte la biblioteca, con ben 30.000 volumi, tesi, manoscritti del Pitrè e lettere, oltre a incisioni, stampe e fotografie che completano il panorama etnografico di proprietà regionale.
La biblioteca è aperta al pubblico tutti i giorni, così come il parco, presso cui è anche possibile visitare Villa Niscemi, stupenda residenza ricca di arredi antichi e opere d'arte. Il Parco ospita inoltre l'ippodromo del trotto, lo stadio e altre strutture sportive.
Autore | Enrica Bartalotta