La storia della geologia stromboliana risale a circa 200.000 anni fa, con la nascita del primo cratere vulcanico a largo della costa nord-occidentale della Sicilia; oggi di quel vulcano rimane soltanto il neck, dal nome di Strombolicchio. Il vero e proprio vulcano di Stromboli (Struògnoli o Iddu), emerse dal mare circa 160.000 anni fa, interessando la parte meridionale dell'isola attuale. Circa 35.000 anni fa, il centro di emissione si spostò più a Nord, dando vita ad un cono di natura esplosiva, che si elevava per 700 metri sul livello del mare.
Le fasi successive vedono la formazione ed il collasso della caldera di diversi edifici vulcanici. Di circa 34.600 anni fa è il complesso eruttivo di Scari, mentre a 26.000 anni fa risale quello del Vancori.
Dopo il collasso laterale dell’edificio vulcanico pre-esistente, nel settore nord-occidentale nasce Neostromboli, e, presso Ginostra si assiste alla formazione di alcuni edifici eruttivi secondari dal nome suggestivo di “Timpone del Fuoco”; si tratta di circa 13.800 anni fa.
Tra i 10.000 e i 5.000 anni fa, un nuovo collasso dà vita a una profonda depressione a forma di ferro di cavallo, detta “Sciara del Fuoco”, collocata a 2.000 metri sotto il livello del mare. Lentamente, la depressione viene riempita di magma che andrà a formare il cono eruttivo attuale, formato da tre crateri allineati parallelamente, e dall’altezza massima di 926 metri sul livello del mare.
L'edificio vulcanico raggiunge una profondità compresa tra i 1.300 e i 2.400 metri, ed è caratterizzato da una persistente attività esplosiva di elevata frequenza, con spettacolari quanto pericolosi lanci di materiale, alla quale alterna rari periodi di totale inattività. Il più lungo si è avuto per soli due anni, compresi tra il 1908 e il 1910; le eruzioni più violente risalgono invece al 1919 e al 1930, quando delle infiltrazioni di acqua marina causarono dei parossismi di inusuale violenza, seguiti da forti terremoti. Le colate laviche si riversarono per la prima volta all’esterno del bacino della Sciara del Fuoco, lambendo anche i centri abitati e causando parecchie vittime e danni, alle colture e alle abitazioni. In quell’occasione si formò anche un modesto tsunami che raggiunse Capo Vaticano.
A poche centinaia di metri in direzione nord-est, si trova il neck di Strombolicchio, residuo del primo camino vulcanico, ospita un faro della Marina, attualmente automatizzato.
Oggi sono 400 gli strombolani, distribuiti nei principali borghi abitati sotto le competenze del comune di Lipari: San Vincenzo, anticamente zona di agricoltori, Scari, il borgo di Piscità, con le tipiche case bianchissime a ridosso della costa in pietra lavica, e Ficogrande, antica zona di armatori. A sud-ovest, raggiungibile solo via mare, c'è Ginostra. L’economia di Stromboli si è sempre basata sulle produzioni agricole mediterranee, come l’olivo, la vite e i fichi, nonché sulla pesca. Fino al XIX secolo, gli abitanti dell’isola erano circa 4.000. Ma a seguito dei numerosi terremoti, delle frequenti eruzioni e dell’attacco della peronospora, un microorganismo che distrusse la coltivazione della vite negli anni Trenta, il grosso della popolazione strombolana emigrò in America e in Australia.
L’isola venne riscoperta da Roberto Rossellini che, con il film del 1949, “Stromboli terra di Dio”, regalò a Stromboli l'attenzione del pubblico. Stromboli fu anche il set di alcune delle scene di “Caro diario”, noto film di Nanni Moretti del ’93.
Oggi su Stromboli si trova una sola scuola elementare; i giovani studenti sono poi costretti a trasferirsi a Lipari per proseguire il percorso di studi.
Autore | Enrica Bartalotta