Santa Rosalia Patrona di Palermo e Protettrice della Sicilia. Approfondiamo oggi la storia di questa Santa, il cui culto è molto sentito nel capoluogo e sull’Isola. Nasce a Palermo nel 1128, dalla nobile famiglia dei Sinibaldi. Oggi è venerata come Vergine in tutta la Sicilia, di cui è protettrice, e in particolare a Palermo e a Santo Stefano da Quisquina, due delle molteplici città di cui è Patrona.
La tradizione narra che mentre il conte Ruggero osservava il tramonto con la moglie, contessa Elvira, una figura gli apparve dicendogli: «Ruggero io ti annuncio che, per volere di Dio, nascerà nella casa di Sinibaldo, tuo congiunto, una rosa senza spine», per questo motivo pare che, poco tempo dopo, al la bambina venne effettivamente assegnato il nome di Rosalia.
Esiste un’altra spiegazione, che vede invece, spettatori della visione, Guglielmo II e sua moglie Margherita; ciò però non sarebbe possibile dato che Rosalia nacque ben 38 anni prima del suo Regno. Da giovane, Rosalia visse in ricchezza presso la corte di re Ruggero. Un giorno, il conte Baldovino salvò il re da un animale feroce che lo stava attaccando, il re volle quindi ricambiarlo e Baldovino chiese in sposa Rosalia. La ragazza rifiutò l’offerta, presentandosi l’indomani con le bionde trecce tagliate, scegliendo di abbracciare invece la fede.
Inizialmente la ragazza si rifugiò presso il monastero delle Basiliane a Palermo, ma quel luogo divenne presto invivibile, in quanto presidiato dalle continue visite dei genitori e del promesso sposo, che cercavano di dissuaderla dal suo proposito, e di farla tornare a casa. Rosalia decise quindi di trovare rifugio presso una grotta che aveva visitato da fanciulla, quella dove oggi sorge il Santuario di Santa Rosalia alla Quisquina.
Il popolo dei fedeli venne però ben presto a conoscenza del fatto che in quel luogo, dimorava la famosa Santa; la grotta divenne così frequente meta di pellegrinaggio, tanto che la Santa fu costretta a trasferirsi nuovamente presso Palermo, in una grotta sita sul Monte Pellegrino. Ben presto i pellegrinaggi iniziarono anche lì, e il 4 settembre del 1165, Rosalia venne trovata morta dai fedeli.
Secondo la tradizione cattolica, nel 1624 Rosalia salvò Palermo dalla peste, e per questo ne divenne la Patrona, spodestando le antecedenti Santa Cristina, Santa Oliva, Santa Ninfa e Sant’Agata. La leggenda narra che durante una terribile epidemia, la Santa apparve ad un povero ‘saponaro’, Vincenzo Bonelli, abitante dell’antico quartiere della Panneria; avendo perso la propria giovane moglie a causa della malattia, Bonelli era salito sul Monte Pellegrino, sul far della sera, con l’intento di farla finita buttandosi giù dal precipizio.
Al momento di mettere in atto il suo intento però, gli apparve innanzi una splendida figura di giovane, che lo dissuase portandolo a valle con sé, al fine di mostrargli la sua grotta. Ma la grotta era già conosciuta, infatti sul suo territorio si ergeva la vecchia Chiesa di S. Rosolea, dove la si venerava da antica data. La Santa scese allora con lui verso la città, esortandolo intanto a pentirsi e convertirsi; lo invitò più volte a informare il cardinale Doria, Arcivescovo della città di Palermo, che le ossa rinvenute da un cacciatore presso la grotta, fossero in effetti le sue, e da ultimo, chiese che i resti venissero portati in processione per Palermo, poiché la Madonna le aveva già conferito la certezza assoluta che solo così la peste si sarebbe fermata.
Al che i palermitani, per riconoscenza, decisero di elevare ‘a Santuzza al rango di protettrice della città, dedicandole il Festino che va dall’11 al 15 luglio. La sfilata del carro trionfale seicentesco, che porta il ricco simulacro, è tirato dai buoi e accompagnato dai fedeli in costumi d’epoca e musici; viene anticipato all’alba dallo scoppio di petardi Masculi (chiamato alborata), durante la sera del 14 luglio.
La Processione, che dal Palazzo Reale si snoda lungo l’antico Cassaro fino a mare, si ferma poi innanzi alla Cattedrale e ai Quattro Canti; qui, il Sindaco sale sul Carro al fine di deporre una corona di fiori, come dono alla Santa, al grido di «Viva Palermo e Santa Rosalia». Quando il corteo giunge al Foro Italico, hanno inizio i fuochi d’artificio che durano fino a tarda notte, e decretano la fine dei festeggiamenti. Le celebrazioni si concludono il giorno 15 con la Solenne Processione delle reliquie conservate nella preziosa urna d’argento conservata presso la Cattedrale, nella cappella dedicata alla Santa.
Il 4 settembre è il giorno dedicato alla tradizionale ‘acchianata’ a Monte Pellegrino.
Nella provincia di Palermo il culto è presente a Campofelice di Roccella, in quanto importato dal principe palermitano fondatore dell’abitato attuale. A Bisacquino, feudo dell’Arcivescovo di Monreale, la Santa viene venerata a seguito di una reliquia, donata nel 1626, dall’arcivescovo di Palermo.
In Sicilia il culto è presente e molto sentito inoltre a Bivona e a Santo Stefano Quisquina. A Bivona, le prime notizie documentate sull’esistenza della chiesa e della confraternita omonime, risalgono al 1494. Qui la Santa veniva invocata, insieme a San Rocco, nelle preghiere atte a sconfiggere la peste; una curiosità: durante le epidemie, la quasi totalità dei nati nel 1575 e nel 1624, vennero battezzati con i nomi dei due Santi. Inoltre, Santa Rosalia è venerata ad Alia (PA), Novara di Sicilia, Capaci (PA).
Oltre che nei comuni già citati, Santa Rosalia è anche protettrice di Santa Margherita Belice; qui, Alessandro I Filangeri, signore di Santa Margherita, fece costruire la chiesa madre a lei dedicata, nella seconda metà del XVII secolo. Anche a Santa Margherita, da qualche anno viene portato in processione, il 4 settembre, un busto della Santa in argento con reliquiario.
Santa Rosalia è inoltre Patrona di Delia (CL), Gravina di Catania (CT), Santa Croce Camerina (AG), Rina di Savoca (ME).
Molto antico è il culto che lega Santa Rosalia alla cittadina di Santo Stefano Quisquina, dove aveva luogo il suo primo rifugio. In seguito alla sua morte, nelle vicinanze della grotta fu costruito un piccolo altare in pietra. Ogni anno, il martedì dopo Pasqua, gli stefanesi con i sacerdoti si recavano in pellegrinaggio alla Quisquina, e alle bambine nate in quel periodo, si dava il nome di Rosalia. Una preziosa testimonianza del culto antico di Santa Rosalia, lo rivela una tela del 1464, conservata nella Matrice di S. Stefano, che raffigura i tre santi protettori: S. Stefano, La Madonna della Catena e Santa Rosalia, con una rosa in mano e un diadema di rose sulla testa.
Quando, nel luglio 1624, furono portate in processione le ossa della Santa, e Palermo fu liberata dalla Peste, la notizia fece anche il giro di Santo Stefano, dove due muratori palermitani che lavoravano alla costruzione del convento di San Domenico, si recarono alla Quisquina. Il 24 agosto, i due lavoratori scoprirono l’epigrafe, lasciata dalla Santa, che attestava quel luogo come sua dimora.
Gli stefanesi chiesero così all’Arcivescovo di Palermo, il Cardinale Doria, le reliquie della Santa, che furono donate il 25 settembre dell’anno successivo. Nel 1693, un ricco signore, il mercante genovese Francesco Scassi, decide di ritirarsi alla Quisquina, fondando la congregazione dei monaci devoti a Santa Rosalia; oggi, presso l’Eremo, sono ancora presenti alcuni ambienti dell’ex convento.
La Patrona viene celebrata ogni anno, durante la prima domenica di giugno (e il martedì successivo), con una processione che parte dalla chiesa Madre, con il busto reliquiario, per raggiungere la Quisquina, attraverso il sentiero che si snoda tra i campi e s’inerpica su per la montagna. Quando la Santa arriva all’Eremo, viene dato il via alla Messa Solenne, in presenza dei fedeli giunti a piedi scalzi o a cavallo. In serata, le reliquie tornano in paese accompagnate da grandiosi giochi pirotecnici.