Diodoro Siculo nacque ad Agira intorno al 90 a.C.
Fu uno storico siceliota, autore di un’importante opera monumentale di storia universale, la “Bibliotheca historica”. Quaranta libri, suddivisi in tre sezioni, che narravano la storia del mondo a partire dalla sua conformazione geografica (nota al tempo), fino alla storia e cultura dell’epoca, dalla guerra di Troia, passando per le gesta di Alessandro il Grande, fino alla guerra gallica di Giulio Cesare. Non è chiaro se il Diodoro proseguì con i suoi studi, visto che l’opera è giunta a noi soltanto in parte e mancante completamente del finale.
Come molti storici e artisti prima di lui, si sa ben poco della sua vita. Ciò che par essere abbastanza chiaro, è che Diodoro compì 40 anni nel 49 a.C., data confermata sia dalle sue stesse parole, che dagli studi effettuati successivamente da San Girolamo su di lui. Il più antico tratto autobiografico della sua storia, di cui si ha memoria, è il viaggio in Egitto che compì durante la 180ª Olimpiade (che si tenne tra il 60 e il 56 a.C.). In quell’occasione, il Diodoro Siculo fu testimone della rabbia della gente che chiedeva la pena di morte per un cittadino romano, colpevole di aver ucciso accidentalmente un gatto, sacro agli Egizi. Il dato storico più recente che abbiamo in nostro possesso, deriva dal racconto della vendetta di Ottaviano sulla città di Tauromenium, intorno al 36 a.C.
Poiché Diodoro sembra non essere a conoscenza del fatto che l’Egitto divenne poi una provincia dell’Impero romano, si presume che la sua opera fu scritta prima del 30 a.C.
Diodoro stesso ci informa di aver dedicato trent’anni della propria vita alla realizzazione della sua ‘Biblioteca’, che chiamò così proprio per il monumentale lavoro di ricerca svolto su più fonti. Molte sono anche le testimonianze dei viaggi che lo portarono in Europa e in Asia, per porre seguito alle sue ricerche; testimonianze interne all’opera e fatteci pervenire dal Diodoro stesso. Alcuni critici hanno però sollevato dubbi a riguardo, affermando che il testo di Diodoro presenta alcuni errori difficilmente attribuibili a una testimonianza oculare.
Dai cinque libri sopravvissuti alle razzie della geografia, dell’uomo e del tempo, è tuttavia possibile trarre alcuni dati sull’opera e ricostruirne l’impianto. Furono soprattutto gli storici e teorici medievali a occuparsene, che tennero conto anche dei numerosi frammenti pervenutici. Il proemio ad esempio, racchiude in sé le finalità dell’opera che inizialmente voleva essere, per il Diodoro, un trattato culturale e didattico della storia del mondo a quel tempo. Con il tempo, l’ambizioso progetto dello studioso divenne una sorta di antologia, in cui Diodoro incluse, in lingua originale, i libri di autori che altrimenti sarebbero andati perduti.
Non sarebbe corretto dire che il Diodoro si occupò semplicemente di ‘riferire’ nella sua opera i testi di altri autori, egli operò su di essi degli studi che li portarono all’approfondimento e al riassunto, nonché alla conservazione, risultata utile a molti degli studiosi moderni, e come compendio di trasmissione del sapere.
La prima edizione a stampa della ‘Biblioteca’ fu della traduzione latina offertaci dal Poggio Bracciolini nel 1472. La prima edizione, completa anche dei frammenti, fu invece dell’Edizione di Stephanus, del 1559.
Autore | Enrica Bartalotta