Tra i racconti legati alla città di Catania, ce n’è uno che riguarda un sacrilego furto. La vicenda è ambientata alla fine del 1600 e il protagonista è Gaetano Cugno. Alla fine del 1697 dal tabernacolo del tempio fu trafugata la pisside con le ostie consacrate. Il colpevole fu smascherato alcuni giorni dopo: era un servo dell’annesso Monastero dei Benedettini, si chiamava Gaetano Cugno ed era messinese. Catturato ad Acireale e ricondotto a Catania, solo allora rivelò dove aveva nascosto le ostie. Le aveva avvolte in un pezzo di carta e poste accanto a un muretto nel giardino dello stesso Monastero. La pisside, invece, era stata ridotta in minutissimi pezzi: fu ritrovata in un sacchetto che aveva addosso. Qualche settimana dopo il ladro sacrilego saliva al patibolo. Nel luogo del ritrovamento fu innalzata un’icona, sostituita nel 1800 da una lapide che è murata nel cortile del palazzo, che recita “A Dio Ottimo Massimo, regnando in Sicilia Carlo II di Spagna, presso il muretto di questo giardino furono ritrovate, ammucchiate, ricoperte di pietre e avvolte in carta, le particole del Santissimo Corpo di Cristo che uno scelleratissimo Gaetano Cugno con furto sacrilego aveva asportato”. L’epigrafe ricorda anche che i monaci donarono l’olio affinché in quel luogo ardesse sempre una lampada.
La chiesa di San Nicolò l’Arena si trova in Piazza Dante. Si tratta dell’edificio di culto cattolico più grande e alto di Sicilia ed ha il punto d’osservazione panoramico aperto al pubblico più alto di Catania. Riaperta al pubblico in tempi relativamente recenti, è divenuta (con l’adiacente monastero benedettino) l’attrazione turistica più rilevante di Catania (insieme al Duomo, il teatro Massimo Bellini e il castello Ursino). La sua costruzione è posteriore all’eruzione dell’Etna del 1669 e sostituisce un tempio più antico rinascimentale.
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