La Strage del Pane rappresenta un momento drammatico della storia della Sicilia. Il 19 ottobre del 1944 un Reggimento dell’esercito italiano sparò contro la folla che, a Palermo, era scesa in strada per invocare pane e lavoro.
La manifestazione fu imponente e raccolse molte persone: una folla eterogenea, che non si riconosceva sotto un’unica ideologia, fatta di uomini, donne e bambini. Le richieste erano uguali per tutti: cibo, lavoro, pace, ricostruzione dopo i bombardamenti. Davanti a Palazzo Comitini, in via Maqueda, i soldati della divisione Sabauda spararono. La successione degli avvenimenti rimase per molto tempo avvolta da insabbiamenti e depistaggi.
Quello che fu subito chiaro, però, fu il tremendo bilancio: 24 morti e 158 feriti. Secondo la versione ufficiale i militari sarebbero stati “aggrediti dai separatisti”, quindi il processo si concluse con una sentenza di “pacificazione sociale”. Soltanto nel 1995 la verità iniziò a venire fuori.
Giovanni Pala, un militare appartenuto al Reggimento, dichiarò: “In via Maqueda non era in corso alcun assalto. Eppure, quando la nostra colonna raggiunse alle spalle la folla, il tenente diede l’ordine di scendere dai mezzi e di caricare i fucili. Tutto accadde in pochi istanti; i soldati che erano in testa al convoglio cominciarono a sparare ad altezza d’uomo e a scagliare bombe. Fu il terrore, una scena bestiale”.
Il contributo di Pala fu fondamentale, anche perché il soldato sardo non sparò alcun colpo e non lanciò alcuna bomba a mano, disubbidendo all’ordine dei superiori, al contrario dei suoi commilitoni. Secondo lo scrittore Lino Buscemi, “Ci sono voluti 50 anni perché il muro dell’omertà finalmente crollasse. Per almeno mezzo secolo si è brancolato nel buio più fitto, perché la consegna del silenzio è stata assoluta, probabilmente per scelta politica e militare. Vi erano poche carte in circolazione, nessuna foto, qualche scontato rapporto di polizia. E la sentenza del processo-farsa tenutosi presso il Tribunale militare di Taranto, che inflisse pene lievissime nei confronti dei pochi, marginali e sfortunati imputati. Il processo d’appello addirittura non ebbe luogo”.
La Strage del Pane di Palermo merita di essere ricordata in tutta la sua intensità, in quanto indelebile pagina della storia della Sicilia.