Era l’estate del ’43 e l’Italia si apprestava a ricevere la sua Liberazione.
Proprio mentre le bombe cadevano a pioggia sulla città di Canicattì, un fatto tragico avvenne: i nazisti aprirono il fuoco su un gruppo di giovani, che avevano avuto l’ardire di esultare davanti ai Tedeschi che battevano in ritirata. Fu la prima strage nazista su territorio italiano: sei i morti tra cui giovani di 18 e di 19 anni; unico accenno del tragico fatto, nel libro di Norris H. Perkins dal titolo “North African Odyssey”.
Ma non è finita qui, due giorni dopo un’altra strage silenziosa non fece mai apparizione sulle pagine dei giornali né tantomeno dei libri di storia; un tenente colonnello dell’esercito americano venne inviato da un abitante del posto, presso la saponeria Narbone-Garilli di viale Carlo Alberto; l’uomo era in evidente stato di agitazione, perché nel luogo si stava consumando un saccheggio.
Il militare si recò allora con altri suoi fidati dell’Intelligence, presso il luogo in cui si stava compiendo il reato; e dal momento che la struttura era stata gravemente danneggiata dai bombardamenti, erano molti coloro che vi avevano trovato rifugio, tra cui anche donne e bambini. Grazie al racconto del professor Joseph S. Salemi della New York University, oggi sappiamo che quel tenente sparò sulla folla, per sua spontanea iniziativa; e senza accertarsi di chi fossero i colpevoli e se ci fossero, uccise un gruppo di presenti, svuotando un caricatore e poi un altro.
La preziosa testimonianza arriva dal figlio di uno dei militari dell’Intelligence che erano presenti con il tenente colonnello alla strage. Nessuna traccia di quanto accaduto nei registri ufficiali, il responsabile si fece carico di produrre una realtà falsata per gli archivi del proprio Paese, ma gli ospedali della zona di Canicattì, di quelle vittime ne hanno invece memoria: era il 14 luglio del 1943, un contadino di 22 anni venne ferito mortalmente, era uno dei più giovani.
Di quel massacro, passato sotto silenzio per quasi sessant’anni, si parla sono in un libro del 2002, pubblicato negli Stati Uniti da Stanley P. Hirshson dal titolo “General Patton – A Soldier's Life”, che si avvale appunto della testimonianza oculare del padre del professor Salemi, l’unico militare ad aver rimosso dall’oblio una Canicattì che non esultava più.
Autore | Enrica Bartalotta