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I cieli d’Italia sono stati attraversati da una strana luce domenica 23 giugno, alle ore 21 circa. Anche in Sicilia, in tanti hanno girato video, in cui si vede una misteriosa fonte luminosa che vola. Il fenomeno ha interessato in particolare le regioni del Sud, ma anche quelle del Centro, con avvistamenti in Calabria, Puglia, Basilicata e Marche. Ma di cosa si trattava, esattamente?

Non sono mancate ipotesi fantasiose, che hanno chiamato in causa anche gli ufo, ma la più fondata al momento è che a generare il fenomeno sia stato il secondo stadio del razzo Falcon 9 di SpaceX. Quel grande alone azzurrognolo in cielo sarebbe stato dato dai gas espulsi dai motori, ben visibile al pari del raggruppamento di satelliti Starlink per le connessioni internet, un fenomeno che avviene ad ogni lancio dei razzi Falcon 9, ma che di rado è visibile.

SpaceX, con il lancio del 23 giugno, ha raggiunto la cifra record di 1.000 Starlink lanciati nei primi 6 mesi del 2024. Gianluca Masi, astrofisico e responsabile scientifico del Virtual Telescope Project, ha spiegato: “Ricostruendo la situazione dalle varie segnalazioni dovrebbe essere molto probabilmente correlato al lancio di un razzo Falcon 9 ma, in realtà, è molto difficile avere la certezza di cosa sia stato”.

Probabilmente si tratta di parte del razzo lanciato alle 19:15, ora italiana, dal centro spaziale di Cape Canaveral in Florida per la missione Starlink 10-2. “Premettendo che è difficile avere certezza di quanto avvenuto perché i lanci effettuati da SpaceX sono corredati da informazioni pubbliche incomplete, quasi al pari dei lanci effettuati dall’ex Unione Sovietica o dalla Cina, analizzando i filmati e mettendo a confronto i tempi è abbastanza certo si tratti di un secondo stadio di Falcon 9″, ha aggiunto all’ANSA Luciano Anselmo, dell’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche ed esperto in dinamica spaziale.

Di solito i lanci di Starlink effettuati con i razzi Falcon 9 prevedono, pochi minuti dopo la partenza, la separazione del primo stadio, che torna a Terra a poca distanza dal sito di lancio, mentre il viaggio dei satelliti prosegue con la spinta assicurata dai motori del secondo stadio.

“Nel giro di una o due orbite, un tempo congruo con l’avvistamento sui cieli italiani, la carovana di satelliti viene rilasciata e il secondo stadio esegue delle manovre che consentiranno poi il suo rientro, con la distruzione nell’atmosfera“, ha aggiunto Anselmo.

Nei filmati girati anche in Sicilia, si vedrebbe esattamente questa fase, con un grande alone azzurrognolo dovuto ai gas espulsi dai motori, un punto molto luminoso alle sue spalle, il secondo stadio, e poco distante una striscia di luce, ossia i satelliti allineati ma non ancora distanziati tra loro.

“Il movimento nel cielo – ha precisato Anselmo – rende plausibile pensare che si trovino all’incirca a una quota di circa 300 chilometri, già nello spazio, ma non ancora nelle orbite finali”. Non si tratterebbe dunque del booster del razzo, come riportato da alcuni siti, perché il booster esegue la manovra di rientro pochi minuti dopo il lancio e a una quota significativamente più bassa.

“In determinate condizioni di luce e visibilità i gas combusti possono produrre effetti davvero molto spettacolari, se ne sono visti numerosi casi anche molto più eclatanti. C’è sicuramente da segnalare – ha aggiunto – che ogni accensione dei motori a queste quote altera transitoriamente gli strati più alti dell’atmosfera dove c’è una bassissima densità di molecole. I gas scaricati o prodotti in atmosfera a ogni lancio possono creare perturbazioni che vengono riassorbite, ma anche effetti nel lungo periodo di cui non conosciamo ancora bene le conseguenze. E soprattutto gli studi che abbiamo risalgono a periodi dove il numero di lanci era molto più basso”.