Durante il periodo delle Festività Natalizie, in alcuni comuni dell’entroterra palermitano, si celebra la ‘Strina’ o ‘Vecchia’, un personaggio particolarmente simile a quello della Befana, legato all’antica tradizione delle strenne romane.
La Strina è un anziano personaggio che celebra al tempo stesso la fine di un ciclo annuale, e la rinascita di quello successivo, con la consegna di doni, spesso cibarie, e in particolar modo dolciumi. Celebrata da Partinico a Isnello, da Vicari ad Alia, la ‘Nunna Vecchia’ o ‘Carcavecchia’, condivide con le anime dei defunti, l’antica tradizione del giorno 1° novembre che in quasi tutta la Sicilia, li vuole fuori dai loro sepolcri per andare a trovare i propri cari sopravvissuti, con l’obiettivo di andare a portare loro dei doni se sono stati buoni durante l’anno. La Vecchia sbuca infatti spesso da luoghi sperduti o selvaggi, quali rupi, castelli e grotte, vestita ‘di notte’, ovvero con mante o cappe dai colori scuri, che rappresentano la morte.
In alcuni paesi della Sicilia, soprattutto anticamente, ‘a Vecchia di Natali’ aveva spesso l’obiettivo di portare anche carbone (in passato cenere), a coloro che non si erano comportati bene, nella notte del 24 dicembre, del 31 dicembre, oppure ancora del 6 gennaio, e nei giorni della Quaresima a ridosso del periodo del Carnevale; per altri comuni siciliani invece, il ‘carbone’ è presidio esclusivo delle anime che vagano in città per la Celebrazione dei Morti.
Oggi questa festa è soprattutto presidio esclusivo dei bambini. A Isnello ad esempio, a ‘Nunna Vecchia’ viene accolta dai più piccoli, al suono di un rumoroso campanaccio, mentre vagano per le abitazioni del paese in cerca di dolciumi e caramelle, come i bambini anglosassoni durante l’antica festa celtica di Halloween; tipica preparazione della serata, è il cosiddetto ‘corna’, un dolce a base di marmellata di zucca, mandorle tostate e fichi secchi, che viene decorato con una golosa cascata di classa di zucchero e diavoletti di vario colore. Una tradizione che era anticamente legata ai contadini del posto, che bussando alle porte degli abitanti del paese, andavano a richiedere elargizioni alimentari in onore della Vecchia.
Ad Alia, sempre in provincia di Palermo, la Strina viene rappresentata da un uomo, con bisaccia, rocca e fuso in mano; la sua venuta veniva accompagnata dal suono di numerosi zufoli e tamburelli e delle numerose offerte alimentari che caratterizzavano anche il vicino comune di Gratteri, fino agli anni Settanta. Oggi, le celebrazioni della Vecchia nel comune del palermitano, sono portate avanti da una figurante vestita in maschera a cavallo di un’asina, che guida il corteo rumoroso composto da volontari che gettano caramelle e frutta secca sui presenti, e dalle voci e gli schiamazzi dei ragazzini che vanno in giro a chiedere soldi e alimenti, per le vie della città.
La figura della Strina, legata anche nella toponomastica alle note strenne dell’antica tradizione Romana, è dunque anche sinonimo di rinascita, di procreazione e di abbondanza; donatrice di vita tramite l’elargizione di beni profumati, ricchi e gustosi come i dolciumi, la sua figura di ‘madre’ viene ben rappresentata anche dai suoi numerosi ‘figli’, che la reclamano a gran voce con la loro attività di questuanti; a Calamònaci, in provincia di Agrigento, i canti di invocazione della Vecchia, contengono maledizioni e invettive, con chiari riferimenti a sfondo sessuale.
Autore | Enrica Bartalotta