Sul posto è presente una motovedetta della Guardia Costiera per far rispettare alle imbarcazioni presenti nella zona la distanza dei 400 metri.
A corredo dell’articolo alcune stupende fotografie dell’eruzione scattate tra ieri pomeriggio e stamattina da Simone Follone, Genny Martelli, Simone Casale e altri.
Al momento la situazione non è particolarmente preoccupante, ma il periodo estivo e la presenza di molti turisti non può che mantenere alta l’attenzione. A Stromboli, infatti, i residenti sono appena 400 (quasi tutti operatori turistici) ma gli abitanti nel periodo stagionale diventano diverse migliaia, con i turisti che riempiono le strutture alberghiere e le case-vacanza.
Il rischio più grande è quello di nuovi maremoti, dopo quello che s’è verificato il 30 dicembre 2002. Sono passati poco più di dieci anni da quel giorno in cui un’onda anomala ha interessato tutte le coste del basso Tirreno tra Calabria e Sicilia (molti altri si erano verificati nella prima metà del ’900)
Possiamo ricostruire quanto accaduto nel 2002 grazie a una breve sintesi elaborata da un report della dottoressa Sonia Calvari, esperta dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia:
L’eruzione effusiva dalla base del Cratere di nord/est dello Stromboli ha avuto inizio il 28 dicembre 2002 ed è finita il giorno seguente. Un sorvolo effettuato il 29 dicembre con l’elicottero della Protezione Civile ha permesso di rilevare, con l’ausilio di una telecamera termica, tre colate laviche che si erano espanse nel settore orientale della Sciara del Fuoco ed avevano raggiunto il mare in 30 minuti. In corrispondenza della costa le colate erano larghe complessivamente 300 m, e il 29 dicembre non apparivano più alimentate. Il 30 dicembre si è originato ancora un piccolo flusso lavico, lungo circa 200 m., che al momento del sopralluogo, alle ore 11.30, appariva in espansione lungo una piccola depressione sul settore settentrionale della Sciara del Fuoco. Improvvisamente, alle 13:15 e 13:22 ora locale del 30 Dicembre, due corpi franosi si sono distaccati dalla Sciara del Fuoco. Le frane hanno raggiunto il mare e sono state accompagnate da un’abbondante ricaduta di cenere sul versante sud-orientale dell’isola. La pioggia di cenere non è stata causata dall’attività esplosiva, bensì dalla frammentazione dei blocchi durante il crollo. Le frane, la prima di 600.000 m3, la seconda di 5.000.000 di m3 di roccia, hanno provocato il distacco dal pendio dei depositi lavici del 28 dicembre insieme ad una vasta porzione dei depositi precedenti. Al loro ingresso in mare le frane hanno originato due tsunami i quali, sull’isola di Stromboli, hanno provocato prima il ritrarsi del mare, e poi due onde anomale alte parecchi metri che si sono abbattute sui paesi di Stromboli e Ginostra, danneggiando edifici ed imbarcazioni e causando il ferimento di alcune persone. Le onde anomale si sono propagate fino a Milazzo, sulla costa settentrionale della Sicilia, ad una distanza di 60 km a sud di Stromboli. Da quando l’eruzione è iniziata i crateri sommitali dello Stromboli non mostrano segni di attività esplosiva. Nessuna forte esplosione ha avuto luogo sul vulcano, e nessuna scossa è stata registrata dalla rete di monitoraggio sismico. Precedenti tsunami sono occorsi a Stromboli nel1930, 1944 e 1954. Questi episodi sono risultati correlati ad attività eruttiva parossistica, a frane lungo la Sciara del Fuoco, oppure a flussi piroclastici, ma mai alla messa in posto di nuovi flussi lavici.
Oggi ci chiediamo se dopo tutti questi grandi eventi storici sia possibile che, a fronte di una situazione di allarme, la popolazione delle Eolie ma anche di tutte le zone costiere tirreniche di Calabria e Sicilia, non sia organizzata in modo adeguato per affrontare un’eventuale tsunami.
Peppe Caridi
Meteoweb