L'Etna starebbe scivolando verso il mare al ritmo di circa 14 millimetri l'anno e questo movimento potrebbe causare in futuro frane e influire sulle eruzioni. A dirlo è uno studio coordinato dalla Open University, pubblicato sul Bulletin of Volcanology. Dall'osservatorio etneo dell'Ingv, tuttavia, arrivano rassicurazioni: il movimento, infatti, riguarderebbe solo un fianco del vulcano siciliano e sarebbe lentissimo, relativo solo agli strati più superficiali del sottosuolo.
«Non ci sono elementi per parlare di eventi imminenti o di pericolo», rileva il direttore dell’Osservatorio Etneo dell’Ingv, Eugenio Privitera. Lo studio, spiega Privitera, presenta una valutazione di pericolosità eccessiva che «non ha sufficienti evidenze a supporto». Sono «diverse – prosegue – le perplessità in merito: la prima è che se tutto il vulcano scivolasse, si manifesterebbero tutta una serie di fenomeni, che noi nelle nostre continue osservazioni non abbiamo visto; la seconda è che, se si fosse manifestato un tale fenomeno, le attuali tecniche di rilevamento radar satellitare (InSAR, Interferometric Synthetic Aperture Radar), che permettono di misurare con estrema precisione lo spostamento della superficie del vulcano, lo avrebbero certamente registrato; infine le osservazioni fatte sul posto dagli autori dello studio sono piuttosto sporadiche, al ritmo di una l’anno e solo su un fianco del vulcano, quello orientale, mentre nello studio si parla del movimento di tutto il vulcano».
«Secondo le nostre osservazioni solo il fianco orientale del vulcano si muove verso il mare, inoltre le valutazioni fatte da questo studio sulla pericolosità dell’Etna non presentano sufficienti evidenze a supporto. Quasi tutti i vulcani costieri hanno questi movimenti, ma sono movimenti lentissimi, che possono comportare rischi di sfiancamento ovvero di crollo di una parte importante del vulcano, ma non ci sono elementi per parlare di eventi imminenti».