Le campagne della Conca d’Oro sono uno spettacolo per gli occhi, che appaga anche il palato. Qui, infatti, nascono prodotti straordinari, come le Susine bianche di Monreale. Fino alla metà del secolo scorso, chi arrivava in questi luoghi si trovava davanti agrumeti, gelsi, nespoli e fichi. Un tempo c’erano ben 10 varietà di susine: l’urbanizzazione, oggi, ha ridotto gli spazi per la coltivazione, ma non impedisce la crescita di alcune eccellenze, che oggi scopriremo insieme.
Un tempo le susine si incartavano nella velina, quindi si mettevano ad essiccare in previsione delle festività autunnali e invernali. Oggi abbiamo due varietà di Susine bianche di Monreale: la ariddu di core, cioè “seme a cuore”, per la forma caratteristica dei suoi semi, e la sanacore. Quest’ultima deve il nome al fatto che, un tempo, le si attribuivano proprietà curative. Fanno entrambe parte dell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali e sono anche un Presidio Slow Food.
La sanacore si raccoglie a partire dalla prima decade di luglio fino alla metà di agosto. La ariddu di core invece è tardiva e particolarmente zuccherina: i frutti, che piegano fino a terra i rami degli alberelli, si raccolgono dalla metà di agosto fino ai primi di settembre. Entrambe sono estremamente delicate. Durante la raccolta bisogna manipolarle il meno possibile per non intaccare la pruina, ovvero la patina bianca che le ricopre, e non si deve staccare il peduncolo. Le Susine bianche di Monreale sono state recuperate grazie a un lavoro di ricerca sul germoplasma autoctono siciliano curato dal Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Palermo. Alla base di tutto, però, c’è la passione di alcuni frutticoltori più anziani che ha conservato nel tempo gli alberelli. Sono dolcissime, pertanto sono ottime sia da gustare fresche che trasformate in confetture o conservate sotto sciroppo.