La magia dei Teatro dell’opera dei Pupi di Mimmo Cuticchio.
- Nel pieno centro di Palermo, di fronte il teatro Massimo, c’è un luogo ricco di fascino.
- Questo teatro è il cuore e il motore di un passato recente e di un futuro aperto.
- Ha da sempre suscitato un grande interesse, affascinando il pubblico locale e i visitatori stranieri.
L’Opera dei Pupi non è semplice intrattenimento. È tradizione, arte e cultura. A Palermo, a due passi dal teatro Massimo (via Bara all’Olivella, 95), c’è un luogo ricco di fascino, dove questa tradizione continua a vivere in tutto il suo splendore. Il Teatro dell’Opera dei Pupi di Mimmo Cuticchio è stato fondato nel luglio del 1973 e, da allora, ha continuato a interessare un vasto pubblico. La storia dell’Opera ci insegna che non si tratta di un tipo di spettacolo destinato ai soli turisti. Anzi, è il contrario. Il pubblico, un tempo, era composto da habitué, la cui attenzione era focalizzata soprattutto sulla Storia dei paladini di Francia, che Giusto Lodico aveva raccolto dalla viva voce degli opranti e dei cuntisti tra il 1858 e il 1860, pubblicandola in dispense settimanali. Gli episodi della Storia cominciano dal matrimonio di Re Pipino con la principessa Berta d’Ungheria e terminano con la disfatta dei paladini a Roncisvalle e con la morte di Carlo Magno. La Storia veniva rappresentata, una puntata al giorno, per oltre trecento serate.
Il declino e la rinascita
Durante il secondo dopoguerra, purtroppo, l’Opera dei pupi non ebbe più fortuna. La crisi innescata dalle bombe sconvolse modi di vita, abitudini culturali e mestieri. Il turismo organizzato degli anni Sessanta e Settanta diventò così il nuovo principale referente dei pochi teatrini sopravvissuti alla crisi. Gli opranti dovettero così adattare il loro repertorio a poche rappresentazioni. Si semplificò l’intreccio narrativo, sfruttando al massimo tutte le risorse sceniche e gli effetti spettacolari. Così anche le pratiche artigianali legate al mondo dei Pupi si estinsero del tutto.
Mimmo Cuticchio, negli anni Settanta, decise di andare controcorrente. Coinvolgendo i fratelli più giovani, cominciò a formare un nuovo pubblico, proponendo l’elaborazione di nuovi copioni, che coniugavano le regole della messa in scena tradizionale con il mutare del gusto, senza tradire le radici storiche del repertorio classico. Nel 1977 fondò l’Associazione Figli d’Arte Cuticchio. Gli anni Ottanta e Novanta sono stati anni difficili, ma l’impegno continuo e costante di questo grande artista, ha permesso di irradiare nuova luce, di dare nuova linfa al Teatro dei Pupi. Lo scenario odierno ci mostra una grande vivacità, grazie alle esperienze di alcune giovani compagnie che, più o meno efficacemente, portano avanti il loro teatro. Mimmo Cuticchio rimane un punto di riferimento un pioniere e un paladino della ricerca attuale: il suo nome è stato iscritto nel registro dei Tesori Umani Viventi.