L'8 e il 9 aprile alle ore 19,00 all'Officina Teatrale Zeta (in via Albergo Santa Lucia a Termini Imerese) ritorna in scena lo spettacolo “Il mio nome è Carducci e lavoravo in Fiat” con Michele Mulia, Sergio Monachello, Piero Macaluso.
Ancora delle repliche per questo spettacolo tratto dal monologo di Piero Macaluso pubblicato dai tipi de La Zisa nel 2010. Il testo è una riflessione sul mondo del lavoro in fabbrica, in particolare sull'esperienza Fiat in Sicilia, a Termini Imerese. La nascita della fabbrica, le assunzioni, le lotte sindacali e la definitiva chiusura. Tre idraulici improvvisati al lavoro, ex operai fiat, a turno tutti sono il protagonista Giosuè Carducci, omonimo del grande poeta. Tre storie che s'intersecano fino a fondersi in un unico racconto. L'assunzione in fabbrica in quota sindacale, la scoperta del mondo del lavoro, le sue regole, i suoi tempi e le contraddizioni epocali di una classe operaia ormai allo stremo, la cassa integrazione, la chiusura dello stabilimento e il licenziamento.
“Il nostro protagonista racconta questa esperienza e la rivelazione, attraverso il proprio nome, di un mondo parallelo, quello della poesia, la poesia in versi e quella dell'esistenza che non andrebbe mai sacrificata ai ritmi disumani che la fabbrica impone”, dice l'autore e regista Piero Macaluso. “La recitazione restituisce quella tradizione del racconto popolare che, pur senza essere 'cuntu siciliano' è la base del teatro di narrazione di questa regione, in quanto si tratta di un italiano fortemente inquinato e contagiato da un siciliano armonioso, che evoca anche attraverso i propri suoni ciò che significa, in una fusione di elementi diversi che testimoniano anche il disfacimento dei principi del giusto e dell’onesto nelle persone e nelle cose che lo circondano”.
“Il modo di parlare dell’operaio Carducci non è un espediente letterario o formale per aggiungere vivacità ed espressività al personaggio ma la sua voglia di difendersi e salvarsi dall’aggressione di una barbarie che uniforma le singole personalità degli individui privandoli di ciò che è specifico di ciascuno per renderli massa uniforme" (Valentina Sauro, dalla prefazione del libro).
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