(l.c.) Si è tornati a parlare di termovalorizzatori in Sicilia negli ultimi giorni. In conferenza delle Regioni è passata la proposta del Governo Renzi, che prevede la realizzazione di otto nuovi impianti nel Paese, due dei quali sull'Isola, e non è stata accolta al momento la modifica al piano chiesta dalla Regione Siciliana che spingeva per la realizzazione di sei mini-termovalorizzatori.
Si è così riaperto un acceso dibattito, che ha creato non soltanto tensioni con il Governo nazionale, ma anche all'interno dello stesso Pd. Se, da una parte, il premier Matteo Renzi intende tirare dritto, dall'altra Rosario Crocetta non ha usato mezzi termini, dichiarando all'Ansa: "Il governo Renzi non imponga maxi termovalorizzatori, ci lasci stabilire in accordo con i comuni le dimensioni delle strutture". Per i due mega impianti, comunque, non sembra esserci ancora un'ubicazione previsa, anche se alcuni rumors parlano di San Filippo del Mela.
Il sottosegretario Davide Faraone ha difeso la scelta di Palazzo Chigi: "La Sicilia – ha detto – non può essere terra dell'immobilismo e basta strade sommerse di rifiuti. Mentre nel resto dell'Europa le discariche sono un ricordo del passato, noi continuiamo a mantenerle e a volerle con forza, nonostante il sistema che riguarda le gestione dei rifiuti sia al collasso".
Pareri discordanti, dunque, all'interno del Pd. Antonello Cracolici, assessore regionale, ha espresso chiaramente il suo dissenso: "Due termovalorizzatori proposti dal governo nazionale: è una proposta di chi non ha idea di cosa sia la Sicilia. Spero se ne rendano conto". In tutto questo, nel frattempo, il governo centrale si prepara a commissariare, a giorni, la Sicilia per le sue inadempienze in tema di rifiuti.
Tornando al tema termovalorizzatori in Sicilia, le sigle ecologiste hanno rilanciato fermamente il proprio no e a San Filippo del Mela è stata indetta una consultazione popolare (il 31 gennaio) sull'ipotesi delle realizzazione di un grande inceneritore in zona.
Per comprendere meglio la portata della polemica, può essere utile fare un po' di chiarezza, spiegando cosa sia un termovalorizzatore. Questo tipo di impianto per lo smaltimento dei rifiuti utilizza degli inceneritori e sfrutta un processo di combustione ad alta temperatura, che dà come prodotto finale un effluente gassoso, ceneri e polveri. La parola termovalorizzatore genera spesso dubbi e paure, legati alle ricadute sulla popolazione. Per valutare gli effetti, tuttavia, non si possono tenere in considerazione soltanto i valori di emissione, ma anche altri fattori (direttamente influenzati dalle emissioni), definibili "intermedi".
Tali inquinanti "intermedi" – si legge su Wikipedia – sono detti inquinanti secondari per distinguerli dagli inquinanti primari direttamente emessi dagli impianti. Risulta ad esempio noto dalla chimica ambientale che alcuni inquinanti di estrema importanza per la salute sono inquinanti secondari (come l'ozono, non prodotto dalla combustione ma generato dall'interazione fra inquinanti primari derivati dalle combustioni e radiazione solare). Un approccio sanitario completo deve (o dovrebbe) quindi valutare anche gli inquinanti secondari, cosa però molto difficile in pratica. Anche per questo motivo ci si limita pertanto agli inquinanti primari (facilmente rilevabili in quanto misurabili al camino o allo scarico) e, per gli inceneritori, le indagini considerano in primis le diossine ed i metalli pesanti.
In Italia, l'articolo 216 del testo unico delle leggi sanitarie classidica gli inceneritori come fabbriche insalubri di prima classe che, come tali, "debbono essere isolate nelle campagne e tenute lontano dalle abitazioni". È facile dunque intuire come anzitutto le perplessità in merito siano dettate da problemi relativi alla salute della popolazione.