“Il terremoto di magnitudo 4.2 registrato alle 3.34 di venerdì scorso dalla rete sismica dell’INGV, a una profondità di 33 km al largo della costa ionica tra Catania e Siracusa è stato causato dalla riattivazione della faglia Alfeo-Etna, una enorme struttura sismogenetica ubicata nel mar Ionio occidentale”.
Lo ha affermato il professor Carmelo Monaco del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, uno degli autori di una ricerca incentrata su questa struttura tettonica.
Lo studio è stato pubblicato il 10 marzo scorso sulla rivista internazionale Geosciences e porta la firma dei ricercatori Salvatore Gambino, Giovanni Barreca, Giorgio De Guidi, Carmelo Ferlito e Carmelo Monaco dell’Università di Catania, Valentina Bruno, Mario Mattia e Luciano Sarfì dell’Osservatorio Etneo dell’INGV e Felix Gross dell’Institute of Geosciences e Center for Ocean and Society di Kiel University in Germania.
Luciano Scarfì, sismologo dell’INGV di Catania, ha spiegato: “Si tratta in realtà di un enorme sistema di faglie, lungo fino a un centinaio di chilometri, ubicato ad est della più famosa scarpata Ibleo-Maltese -che ha generato uno sciame continuo di terremoti minori già da novembre dell’anno scorso”.
I dati geologici e geofisici acquisiti a mare con diverse navi oceanografiche a partire dall’agosto 2014 (spedizione ESAT, responsabile Carmelo Monaco) e dall’aprile 2016 (spedizione Poseidon POS496 – Nave Meteor, responsabile Sebastian Krastel dell’Università di Kiel), e protrattesi fino allo scorso dicembre (spedizione HazELNUT – Nave Meteor, responsabile Felix Gros dell’Università di Kiel) con la partecipazione a bordo dei ricercatori Giovanni Barreca e Salvatore Gambino dell’Università di Catania, hanno indicato che “la zona di deformazione, con direzione nordovest-sudest, della faglia Alfeo-Etna modifica chiaramente il fondale marino al largo della costa ionica, collegandosi lungo la Timpa di Acireale con i sistemi di faglia attivi del versante orientale dell’Etna”, ha spiegato Monaco.
L’esperto ha concluso: “Nel complesso i dati morfo-strutturali, geodetici e sismologici, i profili sismici e le mappe batimetriche -mostrano come caratteristiche geometriche e cinematiche simili caratterizzino l’intera fascia di deformazione sul fianco orientale del vulcano e nell’offshore ionico. In particolare, per quanto riguarda il versante orientale dell’Etna, è ancora fresco il ricordo degli eventi sismici del 29 ottobre 2002 lungo la faglia di Santa Venerina e quello del 26 dicembre 2018 lungo la faglia di Fiandaca”.