Sembra un semplice muro, anche un po’ scalcinato, eppure racchiude un importante pezzo di storia della città di Palermo. Siamo sul Monte Pellegrino, montagna “sacra” che la sovrasta, che possiede moltissime testimonianze tra le sue rocce.
Nel pianoro poco distante dal Santuario di Santa Rosalia si trova un insediamento fortificato di datazione incerta, di cui ci sono poche tracce. Una di queste è – secondo gli studiosi – quella che potrebbe essere stata una cisterna rivestita di cocciopesto, proprio dentro l’area fortificata. L’età fino a oggi individuata è inquadrabile tra il IV e il III secolo avanti Cristo.
La scoperta di questo sito è frutto di un’indagine archeologica risalente a circa 30 anni fa. Nel 1992 fu avviato un intervento esplorativo nella zona di Piano della Grotta, dove in precedenza era stata segnalata la presenza dei resti di una cinta muraria.
Gli scavi hanno portato alla luce diverse tegole, ma anche ceramiche da mensa diffuse nell’antichità romana, una raffinata coppa vicina alla produzione dell’atelier des petites éstampilles, e alcune monete di bronzo della zecca di Panormus.
Nel 1995 vennero riavviati gli scavi e vennero rinvenute monete e ceramiche di varie epoche, che rientrano sempre in un’area compresa tra il III secolo avanti Cristo e il V dopo Cristo. I tesori nascosti da Monte Pellegrino non finiscono comunque qui.
Oltre alle famose incisioni rupestri che decorano le grotte dell’Addaura e alla necropoli rupestre della Montagnola, c’è anche un’antica iscrizione bizantina. Questa si trova lungo il sentiero della Valle del Porco, risale ai primi decenni del VII secolo e recita: “Sii glorificato ovunque sempre, o Dio”.