Necropoli o case? L’enigma delle Tholoi dei Nebrodi.
- I thòlos sono presenti a centinaia nel territorio dei Nebrodi.
- Si tratta di costruzioni circolari, con copertura conica, realizzate in pietra.
- Ancora oggi sono visibili e, per alcuni aspetti, rappresentano un enigma irrisolto. Ecco perché.
Esplorando il territorio nebroideo, ci si imbatte in alcune costruzioni dall’aspetto molto particolari. Hanno una forma circolare, con la copertura conica, e sono assimilabili ad altre strutture presenti non solo in altre zone della Sicilia, ma anche in Grecia, nel Sud della Francia, in Spagna, in Portogallo e anche nella fascia del Magreb Mediterraneo. Ma cosa sono queste costruzioni? Si chiamano Tholoi (singolare Tholos). Il significato più antico di questo termine è legato a cavità sotterranee o semisotterranee usate come strutture funerarie, o anche magazzini. Con lo stesso nome si sono indicate abitazioni preistoriche a pianta circolare, con copertura ogivale, o capanne seminterrate a peristasi lignea, o anche le tende dei nomadi e le costruzioni mesopotamiche con copertura ad alveare o a pan di zucchero. Partendo da queste premesse, è facile comprendere come aprano la strada a diverse interpretazioni.
Le origini delle Tholoi dei Nebrodi sono incerte. Secondo alcuni sarebbero di derivazione micenea e risalirebbero ai primi anni della colonizzazione greca in Sicilia (VIII-VII secolo a.C.). In questo caso, sarebbero state una necropoli funeraria (come le più famose strutture micenee del Peloponneso, luogo di sepoltura dei re e della classe nobiliare). Ciò che è sicuro, è che questi edifici, a partire dal secolo XVII-XVIII, divennero rifugio per i pastori dei luoghi. Furono, quindi, restaurati e ricostruiti per sopperire a funzioni di ricovero, anche del bestiame.
Dove si trovano le Tholos?
Nelle propaggini occidentali dei monti Nebrodi, in particolare nell’area dei comuni di Floresta, Ucria e, soprattutto, Raccuja, si trovano diverse Tholoi (chiamate pagliari in dialetto locale). Sono strutture circolari in blocchi di pietra arenaria fissati a secco, senza cioè l’uso di malta, che si elevano da terra per circa 2 metri e che terminano con una mirabile copertura a pseudocupola, con blocchi aggettanti, che si reggono e sostengono a vicenda. All’interno vi è un unico vano, circolare anch’esso, al quale si accede da un accesso ricavato nella struttura perimetrale, sovrastato da un architrave e, negli edifici più recenti, fiancheggiato da stipiti. Sono disseminate in tutto l’agro raccujese, e insieme agli antichi sentieri rurali caratterizzano il paesaggio montano.